La sposa perduta by Elizabeth Thornton

La sposa perduta by Elizabeth Thornton

autore:Elizabeth Thornton
La lingua: ita
Format: azw3
editore: MONDADORI
pubblicato: 2004-11-14T23:00:00+00:00


14

Jean Tresier osservò la folla di signore nel salotto di Germaine de Staël, presso l’ambasciata svedese; non era proprio sicuro di approvare la moda del tempo, che lasciava ben poco spazio all’immaginazione: sotto abiti di garza praticamente trasparenti, s’indossavano dei pantaloni di seta color carne. Jean aveva proibito a Rose, la sua amante, di farsi vedere in pubblico abbigliata così; era quindi improbabile che avrebbe incoraggiato Zoë, che lui desiderava prendere per moglie, a seguire quella moda.

Al pensiero del matrimonio con Zoë, Jean corrugò la fronte. Quel pomeriggio stesso l’aveva chiesta in moglie ed era stato gentilmente, ma fermamente, respinto. Aveva agito troppo frettolosamente, spronato dalle richieste dei creditori. Però non ci aveva rinunciato: è risaputo che le donne raramente accettano alla prima offerta. Avrebbe lasciato trascorrere sette od otto giorni e ci avrebbe riprovato. Nel frattempo forse lei, avendo rifiutato la sua proposta di matrimonio, gli avrebbe concesso un prestito.

E poi c’era Rose, una ragazza di buona famiglia, figlia di un suo ex professore all’università. In altre circostanze, non gli sarebbe stato concesso di frequentarla se non con intenzioni onorevoli, ma nel mondo capovolto in cui vivevano, lei si era ritrovata povera e senza parenti. Lui le aveva offerto la sua protezione, e Rose aveva accettato. Ma il matrimonio era fuori discussione: lei non aveva dote, e Jean aveva debiti astronomici.

La voce di Zoë interruppe le sue riflessioni. — Come? — disse Tresier.

— Non vedo Teresa Tallien — ripeté la ragazza.

— Non avete saputo? Questa sera, Tallien ha subito un attentato fuori da casa sua. Fortunatamente per lui, la jeunesse dorée era nelle vicinanze, ed è riuscita ad allontanare il suo assalitore prima che lo finisse.

— Il deputato sta bene?

— Ha una lieve commozione cerebrale, ma al suo assalitore non è andata meglio. Nella colluttazione, è stato ferito di striscio da un colpo di pistola. Però è riuscito a fuggire. Dicono che sia quel Cache-cache.

— Le Cache-cache? — Zoë rabbrividì. Le Cache-cache, “il rimpiattino”, era il nome di un giovane terrorista che, negli anni passati, aveva gettato un’ombra sinistra sopra Parigi. Per alcuni, era una sorta di eroe popolare, ma secondo Zoë era un semplice criminale. Sembrava non esserci un filo conduttore nella scelta delle sue vittime: realisti di fama, giacobini, sans-culottes, Le Cache-cache attaccava tutti indiscriminatamente.

— Sono tempi terribili, questi — commentò Zoë. — Prima Barras, poi Fournier, e ora Tallien.

— Però sono sopravvissuti tutti.

— E con ciò?

— Niente, mi stavo chiedendo se Le Cache-cache non stia forse mutando sentimenti.

Un valletto si avvicinò con un vassoio d’argento carico di coppe di champagne. Jean ne prese due e ne porse una a Zoë. — Ma perché parliamo di politica? — disse, abbassando bruscamente il tono di voce. — Siamo a una festa, io dovrei farvi i complimenti e voi dovreste civettare con me. Non vi ha insegnato niente il maestro di ballo?

Zoë agitò allora il ventaglio, e Tresier osservò ammirato il delicato sventolio delle piume di cigno nella mano di Zoë.

— È questo che intendete? — mormorò lei, con lo sguardo divertito.



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