Il pavone di Controux (I Romanzi Passione) by Pitti Duchamp

Il pavone di Controux (I Romanzi Passione) by Pitti Duchamp

autore:Pitti Duchamp [Duchamp, Pitti]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2023-05-04T12:00:00+00:00


23

La primavera del 1427 era stata indifferente alle vicende umane, superiore alla morte, e aveva celebrato la propria essenza vitale con distese di lavanda ed erba profumata. I prati che si intervallavano sui fianchi delle colline, punteggiati di colori tra i più bizzarri che la natura potesse produrre, sarebbero stati fonte di ispirazione per Falco, se solo non fosse dovuto andare in guerra. Dopo quella sera al desco del re, insieme a Jean de Dunois, avevano organizzato un piccolo esercito, una brigata di cinquanta cavalieri e un centinaio di fanti, ed erano partiti alla volta del castello di Controux. Il Bastardo d’Orléans era la mente bellica più efficiente che Falco avesse mai conosciuto.

I destrieri nitrivano nervosi sotto le selle mentre attraversavano le distese di giacinti. Insetti e api li infastidivano quasi più della tensione dei loro cavalieri. L’armata procedeva macinando strada per provare a giocarsi la carta della sorpresa. Un’alba indolente, ignara del sangue che sarebbe stato versato, fece da sfondo al loro arrivo alla dimora ancestrale dei conti.

Di fatto, sulle terre di Controux, nessuno, tra i pochi disgraziati che avevano incontrato, sarebbe corso al maniero ad avvertire quel castellano abusivo della venuta del vero signore del luogo. Suo zio era stato così arrogante nell’accaparrarsi il feudo, che non aveva pensato ad altro che a soddisfare le proprie tasche senza un briciolo di lungimiranza, senza creare sistemi di difesa o perlomeno di sorveglianza. Dietro le muraglie di erba alta e cespugli di rovi che contornavano il castello, qualsiasi esercito non troppo rumoroso si sarebbe potuto nascondere per giorni. D’altra parte, pensò Falco dando ordine agli uomini di scendere da cavallo e procedere verso le mura del castello a piedi, perché suo zio avrebbe dovuto preoccuparsi? Non c’era più nulla da rubare a Controux, erano rimaste solo le mura e la desolazione.

— L’arciere più bravo e svelto! — bisbigliò Dunois a uno dei luogotenenti.

— Eccomi, signore — rispose pochi istanti dopo un uomo con il volto per metà coperto dall’elmo. Il naso foderato di metallo gli deformava la voce.

— Tieni sotto tiro il barbacane: non vedo sentinelle, ma, se ce ne fosse qualcuna, devi abbatterla prima che abbia tempo di dare l’allarme — ordinò il Bastardo d’Orléans.

Camminarono acquattati dietro la marea d’erba, fino a che una povera anima male armata non fu visibile con chiarezza sul camminamento della muraglia esterna della fortificazione. L’arciere mirò e, prima che l’uomo riuscisse a gridare l’allarme, una freccia scagliata dal basso lo trafisse. Fu l’inizio di una battaglia misera, perché la difesa di Controux risultò ridotta all’osso. Una parte delle mura del castello era stata disfatta, forse chissà, per prenderne le pietre, e i soldati sapevano bene che asserragliarsi dentro la fortezza sarebbe stato del tutto inutile. Uscirono allo sbaraglio, stupiti dell’attacco. Dai camminamenti alti alcuni arcieri nemici scoccarono frecce intinte nella pece e infuocate: miravano ai covoni di paglia disseminati intorno al castello, ma la primavera a Controux era sempre stata umida e il fuoco non riuscì a essere un avversario all’altezza degli uomini di Dunois.



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