Singer Israel Joshua - 1937 - I fratelli Ashkenazi by Singer Israel Joshua

Singer Israel Joshua - 1937 - I fratelli Ashkenazi by Singer Israel Joshua

autore:Singer Israel Joshua [Singer Israel Joshua]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
ISBN: 8830421820
editore: Longanesi
pubblicato: 2003-12-31T23:00:00+00:00


CAPITOLO 31.

Gli operai di Lodz scioperarono e fecero dimostrazioni, ma non fu né il Primo Maggio, il giorno dedicato al movimento rivoluzionario internazionale, e nemmeno il tre maggio, il giorno proibito dei patrioti polacchi, ma il cinque maggio, un giorno lavorativo qualsiasi. Dopo quasi un anno di parziale paralisi, le fabbriche e gli opifici di Lodz avevano ripreso a lavorare attivamente, ma tra gli industriali v’era una generale tendenza a rifarsi delle perdite subite durante la crisi, e come per comune accordo annunciarono una riduzione dei salari del dieci per cento. Gli operai, esacerbati dal lungo periodo di sacrifici, indebitati fino alle orecchie, e inoltre stimolati dalla continua propaganda dei rivoluzionari e dalle società patriottiche segrete, si rifiutarono di accettare la riduzione e si misero in sciopero. Lo sciopero fu tutt’altro che totalitario. Quelli che avevano deciso di non lavorare piantarono i telai e cominciarono a discutere con quelli che volevano continuare a lavorare. Ma poiché le discussioni non avevano effetto, alle parole seguivano i fatti e gli scioperanti strappavano i crumiri dai loro sgabelli. Dai telai, gli scioperanti si recarono in gruppo alle sale–macchine e alle caldaie, ma il pensiero che potevano far saltare la fabbrica, e loro stessi con essa, li trattenne dall’abbandonarsi a atti di violenza. Per le strade sfilavano tessitori, filatori, sorveglianti, cucitrici, trascinando con sé i simpatizzanti tra il pubblico. Cantando inni rivoluzionari e canzoni patriottiche, andavano da una fabbrica all’altra, incitando i loro colleghi a abbandonare le macchine o a posare gli arnesi da lavoro. Gli industriali e i dirigenti delle fabbriche, i cui operai non avevano scioperato, ordinarono di chiudere i cancelli. Gli scioperanti abbatterono i cancelli e si riversarono nelle fabbriche. Molti operai si unirono subito a loro; quelli che si rifiutarono vennero afferrati e trascinati fuori. «Viva gli operai! Viva la fraternità del lavoro!» erano i gridi che risuonavano per tutta la città. «Abbasso i padroni! Abbasso gli sfruttatori!» I piccoli industriali ebrei, atterriti dalla dimostrazione, cedettero subito e annullarono la riduzione di paga. Gli industriali più grossi tennero duro. Gli operai della fabbrica Huntze scioperarono tutti quanti e mandarono una delegazione a trattare con i padroni. Prima si rivolsero al direttore nominale della fabbrica, Albrecht. Col cappello in mano, strusciando le scarpe sul ruvido pavimento lì fuori, per non sporcare il parquet lucente, entrarono timidamente nello studio di Albrecht. «Che cosa volete?» domandò il grasso direttore, mezzo appisolato sulla poltrona. «Vogliamo presentare una petizione all’onorevole direttore, pregandolo di non toglierci il dieci per cento dalla nostra paga. Non possiamo andare avanti con un salario simile.»

«Ne parlerò con i nobili proprietari», disse Albrecht.

«Intanto, ritornate ai telai.»

«Bisogna che il nobile direttore ci dia l’assicurazione che continueremo a ricevere la nostra solita paga.

Altrimenti non possiamo ritornare ai telai.»

«Non posso darvi nessuna assicurazione; non diamo assicurazioni», rispose Albrecht. «Sta ai padroni, decidere. Se gli garberà, vi daranno la vecchia paga. E se volete che vi facciano questa concessione, farete meglio a tornare subito al lavoro.»

«Non vorremmo che l’onorevole direttore si arrabbiasse con noi», disse



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