(Il Romanzo Di Ramses 2) La dimora millenaria by Christian Jacq

(Il Romanzo Di Ramses 2) La dimora millenaria by Christian Jacq

autore:Christian Jacq
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2013-02-08T16:00:00+00:00


31

L'organizzazione del viaggio della corte da Tebe a Menfi era talmente complessa che Romè non sapeva da che parte cominciare. Non doveva mancare un solo vasetto di cosmetici alle dame eleganti, non una sola seggiola confortevole per i notabili, i pasti a bordo dovevano essere della stessa qualità di quelli serviti a palazzo, per il cane e il leone di Ramses si dovevano prevedere cibi vari e abbondanti. E quel cuoco che si era appena ammalato, quel lavandaio che era in ritardo, e quella tessitrice che si era sbagliata nel consegnare la biancheria!

Ramses aveva dato degli ordini e quegli ordini sarebbero stati eseguiti.

Romè, che aveva immaginato di vivere una vita tranquilla dedicata al perfezionamento di succulente ricette, provava ammirazione nei confronti di quel giovane re esigente e precipitoso. Certo, creava un po' di scompiglio tra le persone che lo circondavano, sembrava intollerante, ardeva di un fuoco che rischiava di bruciare coloro che vi si avvicinavano.

Ma era affascinante come quel falco perso nell'immensità del cielo che aveva il compito di proteggerlo. Romè voleva dar prova delle sue capacità, anche a costo di mettere a repentaglio la sua quiete.

L'intendente si presentò davanti alla passerella della nave reale con una cesta di fichi freschi. Serramanna gli sbarrò l'accesso.

– Perquisizione obbligatoria.

– Sono l'intendente di Sua Maestà!

– Perquisizione obbligatoria – ripeté il sardo.

– Stai cercando di provocarmi?

– Non hai la coscienza a posto?

Romè apparve turbato.

– Cosa intendi dire?

– O lo ignori, e per te andrà tutto bene, oppure lo sai, e non potrai sfuggirmi.

– Sei diventato pazzo, sardo! Dal momento che sei così diffidente, portalo tu il cesto al Faraone. Io ho mille cose da fare.

Serramanna sollevò il panno bianco che copriva il cesto. I fichi erano splendidi, ma non potevano celare una trappola mortale? Li prese uno per uno, con mano tremante, e li appoggiò sulla banchina. A ogni istante, si aspettava di veder guizzare la coda aggressiva di uno scorpione.

Quando la cesta fu completamente vuota, non gli rimase che riempirla di nuovo, evitando di schiacciare i frutti maturi.

La bella Iset era magnifica.

Si inchinò davanti a Ramses, come una giovane nobile di corte che incontrava il re per la prima volta e minacciava di perdere i sensi.

Con un gesto vigoroso ma tenero, il re la fece alzare.

– Sei forse diventata fragile?

– Può darsi, Maestà.

Il viso aveva un'espressione grave, quasi preoccupata, ma i suoi occhi sorridevano.

– Hai qualche problema?

– Mi autorizzi a parlartene?

Si sedettero uno vicino all'altra su due sedie basse.

– Ho un po' di tempo per un'udienza privata.

– Fare il re è un lavoro che ti assorbe tanto?

– Non mi appartengo più, Iset; le ore di un giorno non mi bastano a svolgere tutti i miei compiti, ed è giusto così.

– La corte torna a Menfi.

– Esatto.

– Non mi hai dato nessun ordine... Devo partire con te o rimanere a Tebe?

– Non indovini il motivo del mio silenzio?

– Devo ammettere che mi pesa.

– Lascio a te la scelta, Iset.

– Perché?

– Amo Nefertari.

– Ma ami anche me, vero?

– Dovresti odiarmi.

– Regni su un impero, ma mi chiedo se capisci il cuore di una donna.



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