Moderato cantabile by Marguerite Duras

Moderato cantabile by Marguerite Duras

autore:Marguerite Duras [Duras, Marguerite]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Narrativa
ISBN: 9788807809972
editore: Feltrinelli
pubblicato: 1997-04-06T22:00:00+00:00


V.

«Te ne ricorderai», disse Anna Desbaresdes, «che significa modéré e chantant.»

«Modéré e chantant», ripeté il bambino.

Man mano che la scala saliva, nella parte meridionale della città si alzavano delle gru, tutte con movimenti identici, i cui diversi tempi si intersecavano.

«Non voglio più che ti sgridino, è una cosa che mi fa morire.»

«Neanch’io voglio farmi sgridare. Modéré e chantant.»

Una pala gigante, che colava sabbia bagnata, passò davanti all’ultima finestra del piano, i suoi denti di belva affamata chiusi sulla preda.

«La musica è necessaria e tu devi impararla, capisci?»

«Capisco.»

L’alloggio della signorina Giraud, al quinto piano della casa, era abbastanza in alto perché dalle sue finestre si potesse avere un’amplissima vista sul mare. Niente altro che il volo dei gabbiani si presentava dunque agli occhi dei bambini.

«Allora, avete saputo? Un delitto, passionale, già. Sedete, prego, signora Desbaresdes.»

«Cos’è stato?» chiese il bambino.

«Avanti, la sonatina», disse la signorina Giraud.

Il bambino sedette al piano. La signorina Giraud s’installò vicino a lui con la matita in mano. Anna Desbaresdes sedette in disparte, vicino alla finestra.

«La sonatina. Questa graziosa piccola sonatina di Diabelli, avanti. Che tempo ha, questa piccola, graziosa sonatina? Dillo.»

Al suono di questa voce il bambino s’irrigidì. Fece finta di riflettere, prese tempo, e forse mentì.

«Modéré e chantant», disse.

La signorina Giraud incrociò le braccia, lo guardò sospirando.

«Lo fa apposta. Non c’è un’altra spiegazione.»

Il bambino non si scompose. Aspettava la fine del suo supplizio con le piccole mani chiuse, poggiate sulle ginocchia, pago soltanto dell’ineluttabilità della lezione.

«Le giornate si allungano a vista d’occhio», disse piano Anna Desbaresdes.

«Già», disse la signorina Giraud.

Lo testimoniava il sole più alto dell’ultima volta alla stessa ora. E la giornata era stata così bella che una precoce nebbiolina ricopriva il cielo.

«Sto ancora aspettando.»

«Può darsi che non abbia sentito.»

«Ha sentito benissimo. C’è una cosa che voi non volete mai capire, ed è che lui lo fa apposta, signora Desbaresdes.»

Il bambino girò appena la testa verso la finestra e rimase così di sbieco a guardare sul muro la luce cangiante del sole riflesso dal mare. La madre soltanto poteva vedere i suoi occhi.

«Mia piccola vergogna, tesoro mio», ella disse, pianissimo.

«Quattro quarti», disse il bambino, senza sforzo, senza muoversi.

Quella sera i suoi occhi erano quasi del colore del cielo, e in più danzava in essi l’oro dei suoi capelli.

«Un giorno», disse la madre, «un giorno lo saprà e lo dirà senza esitazione, non c’è dubbio. Anche senza volerlo lo saprà.»

E rise silenziosamente.

«Dovreste vergognarvi, signora Desbaresdes», disse la signorina Giraud.

«Così dicono.»

La signorina Giraud disincrociò le braccia, batté la matita sulla tastiera, come faceva per abitudine dopo trent’anni d’insegnamento, e gridò.

«Fai le scale, le scale per dieci minuti. Così impari. Per cominciare, do maggiore.»

Il bambino si volse di nuovo al piano. Le sue mani si alzarono insieme e insieme si posarono con una trionfante docilità.

Una scala in do maggiore coprì il rumore del mare.

«Ancora, ancora. È l’unica maniera.»

Il bambino riprese di nuovo da dove aveva iniziato la prima volta, all’esatta e misteriosa altezza della tastiera dove bisognava che fosse. Una seconda, una terza scala in do maggiore s’innalzò nella collera di quella signora.



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