Il sogno del guerriero (Dragon Banner 04) by Helen Kirkman

Il sogno del guerriero (Dragon Banner 04) by Helen Kirkman

autore:Helen Kirkman
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2012-05-16T00:00:00+00:00


10

Macsen non si accorgeva nemmeno della sua presenza.

Aurinia strinse le dita sul forte avambraccio con l'innato istinto della guaritrice, intensificato da uno sconvolgente senso protettivo.

Lui non la sentiva. In un primo momento lei pensò che stesse male a causa della ferita, ma era qualcosa di diverso. Avvertì, infatti, una distanza enorme, poi una sorta di spavento e un risveglio brusco. Tornarono infine le sensazioni di sempre: il tepore della pelle, il ritmo regolare del respiro.

Macsen evitò di guardarla. «Non è nulla» la rassicurò.

Lei osservò la chioma scura e lo scintillio dell'oro. Sapeva che non le avrebbe rivelato niente, ma un vero Sassone non rinunciava mai a cogliere il senso nascosto che intuiva sotto la superficie: un nobile Britanno doveva saperlo.

«Non è niente» ripeté Macsen e fece per voltarsi.

Un nodo le serrò la gola. Avrebbe anche potuto evitare di indagare, ma forse non lo avrebbe più rivisto.

«Avete veduto qualcosa che non ha un posto a questo mondo» gli disse. «O magari non ancora.»

Lui non aprì bocca e Aurinia si rese conto all'improvviso della sua imponenza, armato com'era di tutto punto, e della propria nudità sotto il mantello. Si accorse del suo sguardo intenso e del caldo contatto tra loro.

Gli occhi scuri la fissarono, velati ancora in parte dai sogni, e dal punto in cui si toccavano si generò una fiammata che le percorse le membra.

Forse a causa di un movimento involontario, le pieghe del mantello si scostarono e misero in mostra la pelle nuda. Aurinia provò l'istinto di coprirsi, ma non lo fece. Sostenne per qualche istante lo sguardo di Macsen, poi lui ruppe il contatto.

Un attimo dopo imprecò a gran voce e, con gran scintillio di maglie metalliche, scostò le coperte. Aurinia si sentì sollevare di peso, poi si ritrovò distesa al suo fianco, avvolta nelle lenzuola, a stretto contatto con il possente corpo virile.

Gli posò il capo contro il collo e gli chiese: «Spiegatemi cosa avete visto».

«Di cosa vi dovrei parlare? Dell'ignoranza, della follia, del disastro?» Le accarezzò la pelle nuda. Il suo cuore era udibile persino attraverso la corazza e la tunica imbottita.

«Sì» gli rispose. «Se è necessario.»

Lo sentì espirare di colpo. Aurinia gli accarezzò il volto e lui la strinse a sé.

«Erano i lupi.»

«A Wytch Heath.» Prestò attenzione a non farla sembrare una domanda.

«Sì, e il vostro lupo.»

Hunter. «Il mio cane» lo corresse. La velocità del battito del cuore la spaventava.

«Già, il cagnolino da compagnia lungo sei piedi» ironizzò Macsen rilassandosi un poco. Lei si limitò ad abbracciarlo. «Ieri ho provato la medesima impressione, ma adesso è più forte» continuò.

Lei toccò la pelle liscia del volto e del collo e pensò al pigro calore del sole estivo. Sentì quella dolce energia scorrerle tra le dita e si accorse di trasmetterla a Macsen e di calmarlo.

Grazie al cielo.

«Dunque?» gli chiese.

«Non saprei. Non riesco a vedere bene, e quand'anche riuscissi...»

Già, che fare? Come mutare il corso del destino?

«Potrebbe non fare differenza» notò Aurinia.

«Non saprei» le rispose immobilizzandosi.

Lei continuò a comunicargli calore, sicurezza, a condividere con lui la fragile sensazione di essere insieme.



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