A caval donato (Tascabili. Noir) (Italian Edition) by Franca Pezzoni

A caval donato (Tascabili. Noir) (Italian Edition) by Franca Pezzoni

autore:Franca Pezzoni [Pezzoni, Franca]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788875639105
editore: Fratelli Frilli Editori
pubblicato: 2013-09-07T22:00:00+00:00


20

Konrad aveva giudicato che anche lui, essendo ornamentale, doveva essere fatto oggetto di attenta valutazione e si era disposto in bella vista su uno scaffale. Per lui era stata una sorpresa vedermi correre in camera, cambiare i pantaloni grigi con jeans quasi sdruciti, infilarmi una giacca di jeans che aveva dimenticato il fabbro, mettere il casco e uscire.

Il casco, tra tanti inconvenienti, ha questo di bello, rende assolutamente irriconoscibili.

Avevo preso la Vespa e avevo seguito Terrile che stava pensando sicuramente a tutto tranne che a guardarsi intorno o dietro.

Subito svoltato l’angolo, si era messo a parlare concitatamente al telefonino. Poi aveva fermato un taxi che passava e si era fatto portare a De Ferrari.

Seguire il taxi era stata un faccenda di tutto riposo: la strada che aveva percorso sembrava la soluzione di un problema della scuola elementare, qual è la linea più lunga tra due punti.

Pietro, se aveva in mano un quadro di provenienza sospetta, di sicuro non lo teneva in casa né al museo; era troppo rischioso. Da mesi era in guerra aperta con i dipendenti, perché pretendeva orari di apertura più lunghi. Tutti gli occhi gli stavano puntati addosso e con malevolenza.

Gli serviva un deposito magari nei vicoli, gestito da qualche personaggio del calibro di Terrile. Anche il negozio di Fraveghi non era assolutamente adatto: il grande antiquario, se combinava dei traffici, li organizzava per conto proprio, di sicuro Terrile ne era all’oscuro.

Terrile e Pietro erano usciti insieme dal portone del museo; già farsi vedere così apertamente in compagnia mi sembrava una mossa dettata da una necessità imprevista. Si erano messi a parlare con animazione in piazza, vicino alla fontana, senza neanche entrare in un bar. Io mi ero fermato nel posteggio delle moto, stavo seduto con aria annoiata come se stessi aspettando qualcuno che doveva uscire da un negozio.

Un bar in effetti non era il posto adatto per certi discorsi. A quel punto avevo preso il cellulare e avevo telefonato direttamente a Terrile, venti metri davanti a me.

“Scusi se la disturbo, le sembrerò invadente, ma per caso ha già saputo qualcosa?”.

Chiesa ascoltava anche lui.

“Ma si figuri, non mi disturba affatto, anzi. Ho trovato il mio amico, forse riesco a farle avere qualcosa già a mezzogiorno”.

“Lei è troppo gentile, non so come ringraziarla”.

Cercavo di renderlo pienamente edotto della mia indole impaziente.

La telefonata doveva averli decisi a una misura estrema.

Terrile, in pieno giorno, si era avviato giù per vico Falamonica, aveva preso per vico Indoratori.

Il deposito esisteva, dava su un giardino che in origine l’amministrazione comunale aveva concepito come abbellimento, e che era evoluto in una composizione postmoderna di bottiglie di birra rotte, siringhe in quantità, cartacce e detriti.

Devo confessarlo, mi stavo divertendo, per quanto il motivo iniziale della vicenda fosse tragico, come quando da ragazzino giocavo agli Indiani.

Avevo aspettato che Terrile aprisse la porta e entrasse.

Dalla scocca della moto avevo preso una siringa; in effetti me ne porto qualcuna dietro, quando vado a fare delle visite a casa dei pazienti.

Terrile era circa dieci centimetri più basso di me.



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