Se Le Stelle Fossero Dei by Gregory Benford; Gordon Eklund

Se Le Stelle Fossero Dei by Gregory Benford; Gordon Eklund

autore:Gregory Benford; Gordon Eklund
La lingua: it
Format: mobi
Tags: Science Fiction, ePub cleanup by Garak V4.7
editore: Mondadori
pubblicato: 1991-12-14T23:00:00+00:00


PARTE QUINTA

2061, Titano

Un uomo anziano aspetta sol la morte,

Con un cappotto cencioso e un bastone, a meno che

Non batta le mani e canti, e canti più forte...

W. B. Yeats

All'esterno, Titano si inclinò.

Bradley Reynolds osservò passivamente, lasciando che il beccheggio del Quadrupede lo facesse dondolare lievemente nel suo letto a castello. Aveva affondato il collo nel cuscino in modo da rivolgere il viso direttamente verso l'oblò. Con le luci della cabina attenuate il paesaggio di Titano acquisiva più dettagli e colori. Poteva distinguere sporgenze di roccia che spuntavano dal ghiaccio rossastro. Neve sporca, punteggiata di sassolini, riempiva i crepacci.

Tutto era immerso in un penetrante chiarore rosso... lo strato di torbide nubi in alto, gli scintillanti pinnacoli di ghiaccio d'ammoniaca, i macigni erosi dalle intemperie.

La scena si inclinò ancora. Il Quadrupede si abbassò con un sibilo pneumatico. Bradley sentì un pesante tonfo quando le zampe anteriori si spinsero spasmodicamente in fuori; trovarono un punto d'appoggio e il Quadrupede avanzò barcollando. Sentì l'impatto smorzato dagli ammortizzatori, e poi furono le zampe posteriori a scattare poderosamente in avanti, portando il pavimento di nuovo in posizione orizzontale. Un modo dannatamente goffo di andarsene in giro. Quant'era più facile, in quella debole gravità e in quella densa atmosfera, usare gli elicotteri... dotati di jet, con un ottimo sistema di navigazione, rapidi. Gli elicotteri avevano aperto completamente Titano all'esplorazione, e Bradley aveva immaginato che li avrebbe usati per visitare alcuni dei punti del reticolo cristallino. Ma non aveva fatto i conti con Najima, il capo nominale della Base Kuiper. Bradley inarcò le sopracciglia; probabilmente i suoi istinti si stavano arrugginendo. Aveva annunciato che si sarebbe ritirato in cabina per fare un pisolino, sapendo che Najima stava esplodendo dalla frustrazione e avrebbe inevitabilmente parlato un po' troppo ad alta voce... e poi, cullato dalle gentili oscillazioni del Quadrupede, si era assopito davvero. Buona strategia, pessima tattica.

Fece scendere i piedi dal letto a castello. Molto tempo prima aveva sviluppato un senso del pericolo che tutte le persone anziane possedevano, una percezione di violente forze che agivano su una struttura fragile e instabile. Caviglie, ginocchia, la base della sua spina dorsale... punti deboli della sua armatura. Allargò le gambe per stare in equilibrio mentre il pavimento oscillava e fece tre passi verso l'uscita. Il portello ruotò facilmente all'indietro. Lo fissò alla parete e sbirciò attraverso il varco.

Gli altri tre sedevano nei seggiolini. Davanti a loro si apriva l'emisfero trasparente del Quadrupede. Lo spesso cristallo sembrava curvare e comprimere il paesaggio circostante. Mentre scrutava il territorio che attraversavano, Mara sembrava pensosa. Tsubata e Najima stavano parlando. Najima manovrava da solo i comandi del Quadrupede.

— ...non abbiamo ancora il rilevamento esatto del punto di rottura — stava dicendo Najima nel solito modo conciso. — Se lo smottamento continua...

— Abbastanza da farci fare marcia indietro? — disse Tsubata.

— No. La subsidenza è a quarantatrè chilometri... — Najima puntò un dito. — ...in quella direzione.

— Non abbastanza vicina perché una linea di frattura ci raggiunga? — Mara parlò spassionatamente, con interesse.

— Non ci siamo mai imbattuti in nulla di simile prima.



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