Magar Mulieres by Simona Friio

Magar Mulieres by Simona Friio

autore:Simona Friio [Friio, Simona]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 1519088310
editore: Independently published
pubblicato: 2016-12-07T23:00:00+00:00


Anna Della Favilla

Bussai portando a Caterina un vassoio per la colazione.

“Non capisco perché tu debba fare da cameriera con la servitù che pagate”, affermò Caterina, addentando una focaccina calda.

“Non faccio niente che non mi vada di fare”, le risposi, posando il vassoio sul letto. “Dovrai accontentarti del latte vaccino visto che quello d’asina scarseggia”.

“Quello è un privilegio del nostro beneamato fratello”, puntualizzò con livore.

“Ne ha più bisogno di noi che siamo in salute”.

E a quel proposito Caterina non mancò di farmi notare quanto l’aria di campagna sembrava avermi rinvigorita.

“Hai guance rosee e carnagione sana. Ti sei ripresa bene, sorella”.

L’ascoltai senza entusiasmo, rimanendo in attesa.

“Nostro fratello farà altrettanto con l’alimentazione giusta. Ora scusami, ma devo andare da lui”.

Lei spinse lontano il vassoio, infastidita dalle mie maniere o dalla mia fretta nel voler lasciare quella stanza.

“Sei così diversa, sorella, cara…” si ammorbidì ed ebbi paura.

“Non più di quanto io ricordi”, le risposi con dolcezza, per non indispettirla.

Il fatto che non mi avesse più sotto il suo controllo la faceva infuriare, il fatto che avessi smesso i panni di santarellina nei suoi confronti le dimostrava quanta padronanza avevo di me, lontana dal suo riflesso. Il semplice fatto che mi aggirassi fra quelle stanze con la sicurezza di una padrona le stava dando dimostrazione di quanto potessi cavarmela anche senza di lei. E tutto questo la indispettiva.

A causa di quella disinvoltura Caterina mi mise il broncio. La sua ostilità la sentivo come un pugnale nella schiena e da quando era arrivata provavo irrequietezza.

“Buona giornata, sorella”, le dissi chiudendomi la porta alle spalle.

Respirai a fondo, avrei dovuto stare più attenta ed evitare di contraddirla. Feci per staccarmi da quell’uscio che Manuel Idalgo mi passò accanto.

Intuì subito il mio stato d’animo. Lui mi leggeva dentro come un libro aperto. Lui sapeva cose di me che sicuramente io stessa ignoravo. Non volevo sottrarmi al suo sguardo, non volevo sottrarmi alla sua compagnia. Il portavivande vacillò tra le mie mani. Sarebbe stato impossibile nascondergli i miei sentimenti. Se fossi stata abbastanza coraggiosa o audace o sfrontata, gli avrei gettato le braccia al collo, lo avrei baciato. Invece me ne stavo immobile, con il respiro chiuso nella gola, in attesa che fosse lui a dirmi qualcosa. Volevo che mi intrattenesse, che mi raccontasse qualcosa, anche solo: “quante uova abbiamo colto questa mattina, signorina?”

“Non vi sentite bene?” mi domandò, invece.

Mi staccai dalla porta e lo precedetti lungo il corridoio e poi giù verso l’androne d’ingresso.

Sotto il portico a sorseggiare del tè c’era Antonio in compagnia del giovane Cruz.

“Sono solo un po’ accaldata”, gli risposi, dirigendomi verso il tinello. Lui mi seguì.

“Perché non vi stendete sotto uno di quei gelsi in riva al fiume?” suggerì, indicando con l’indice la radura. “Penserò io a vostro fratello”.

Fu quello a confermare i miei timori.

Raya conosceva il mio segreto. Eppure la cosa mi fece piacere.



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