Simmons Dan - 1993 - Il grande amante - Vulcano by Simmons Dan

Simmons Dan - 1993 - Il grande amante - Vulcano by Simmons Dan

autore:Simmons Dan [Simmons Dan]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, General, Fantasy
ISBN: 9788804420491
editore: Mondadori
pubblicato: 1996-06-14T22:00:00+00:00


Flashback

Carol si svegliò, scorse la luce del mattino - il vero mattino, tempo reale

- e dovette compiere uno sforzo per non prendere l’ultima dose da venti minuti di flashback. Invece di farlo, si girò dall’altra parte, si coprì con il cuscino la faccia e cercò di ritornare al suo sogno per non lasciarsi sopraf-fare dai tremori del tempo reale. Non ci riuscì. All’ora di addormentarsi, la sera prima, si era rifatta tre ore del suo secondo viaggio alle Bermude con Danny, ma in seguito il sogno era divenuto caotico e disordinato. Come la vita.

Carol si sentì prendere dall’ansia del tempo reale come da un’ondata gelida; non aveva idea di che cosa potesse portarle il nuovo giorno, morte o pericoli per la famiglia, vergogna, dolore, imprevedibilità. Incrociò le braccia sul petto e si raggomitolò su se stessa. Non servì a niente. I timori non l’abbandonarono.

Soprappensiero, aprì il cassetto del tavolino da notte e afferrò l’ultima dose, poi notò sul pavimento le tre fiale vuote. Allora posò sul tavolino la fialetta da venti minuti e andò a farsi una doccia calda, per vincere il tre-more, e mentre apriva l’acqua gridò a Val di alzarsi. Notò che la porta della camera del padre era aperta e capì che era sveglio da ore, come sempre: aveva preso il caffè e i fiocchi d’avena prima che si alzasse il sole, poi era andato a trafficare nel garage per rientrare infine a preparare il caffè fresco per lei e i fiocchi per Val.

Il padre non prendeva mai il flashback quando gli altri erano in casa. Ma Carol trovava sempre le fialette vuote nel garage. Il vecchio se ne faceva per un totale da tre a sei ore il giorno, però, come Carol sapeva, si trattava sempre della ripetizione degli stessi quindici minuti. Sempre nella speranza di poter cambiare quello che era immutabile.

Sempre nella speranza di farsi ammazzare.

Val aveva quindici anni e l’insofferenza perpetua. Quella mattina, quando si lasciò cadere sulla sedia, portava una T-shirt Yamato interattiva, jeans neri e occhiali Realtà Virtuale sintonizzati su immagini casuali. Senza dire una parola, versò il latte sui fiocchi e bevve il succo d’arancia.

Il nonno rientrò dal garage e si fermò sulla soglia. Si chiamava Robert, ma la moglie e gli amici l’avevano sempre chiamato Bobby. Adesso più nessuno lo chiamava così. Il vecchio aveva quell’espressione leggermente persa, leggemente piagnucolosa, che era fratto dell’età o del flashback, o di tutt’e due. Fissò il nipote e si schiarì la gola, ma Val non sollevò lo sguardo, e Robert non riuscì a capire se gli occhiali del ragazzo fossero sintonizzati sul qui-e-adesso o su qualche immagine trasmessa.

— Oggi farà caldo — disse il padre di Carol. Non era uscito di casa, ma in genere, in quella stagione, nella zona di Los Angeles faceva caldo.

Con un brontolio, Val continuò a fissare il retro della scatola dei fiocchi d’avena.

Il vecchio si servì una tazza di caffè e si avvicinò al tavolo. — Il programma di controllo della scuola mi ha telefonato ieri. Mi ha detto che anche la scorsa settimana hai saltato tre giorni.



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