Lo sguardo lento delle cose mute by Patrick Rothfuss

Lo sguardo lento delle cose mute by Patrick Rothfuss

autore:Patrick Rothfuss [Rothfuss, Patrick]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, General, Fantascienza e fantasy, Fantasy
ISBN: 9788852098635
Google: 8fm2DwAAQBAJ
editore: Edizioni Mondadori
pubblicato: 2019-11-11T23:00:00+00:00


Vuoto

Il terzo giorno, Auri pianse.

La rabbia del buio

Quando Auri si svegliò, il quarto giorno, le cose erano cambiate.

Se ne accorse prima ancora di tirarsi su dal letto. Prima di spalancare gli occhi nel buio impenetrabile. Foxen era spaventato e pieno di montagne. Quella sarebbe stata una giornata in tono minore. Una giornata infuocata.

Non era colpa di Foxen. Auri sapeva come andavano le cose a volte. Certi giorni semplicemente ti calavano addosso come pietre. Altri erano volubili come gatti, sgusciavano via quando avevi bisogno di conforto, per tornare più tardi quando non li volevi, a darti spintoni, a rubarti il fiato.

No. Non era colpa di Foxen. Ma per mezzo minuto desiderò che fosse una giornata di altro tipo, anche se sapeva che dall’avercela col mondo non veniva nulla di buono. Anche se sapeva che era una cosa malvagia.

In ogni caso, i giorni infuocati erano in qualche modo incerti. Troppa fragilità nell’aria. Non erano giorni adatti ad agire. Andavano bene per stare fermi e per tenere i piedi saldi per terra.

Ma le erano rimasti solo tre giorni. E c’era ancora tanto da fare.

Muovendosi piano nel buio, Auri tolse Foxen dal suo piatto. Era piuttosto oppresso dalla paura e non ci sarebbe stato modo di persuaderlo in alcun modo, così imbronciato che era quasi torvo. Gli diede un bacio e lo rimise al suo posto, poi scese dal letto sotto la tenebrosa coltre di un’oscurità totale e opprimente. Avere gli occhi aperti non faceva differenza, così li tenne chiusi mentre le sue mani cercavano il cofano di cedro. Li tenne chiusi anche mentre prendeva dei fiammiferi e una candela.

Strofinò sul pavimento un fiammifero, che si spezzò dopo aver sputato una scintilla. Si sentì mancare. Una brutta partenza per una brutta giornata. Il secondo fiammifero non fece neanche una scintilla, stridette e basta. Il terzo si spezzò. Il quarto si infiammò e si spense. Il quinto si ridusse in niente. Ed era l’ultimo.

Auri rimase seduta al buio per qualche attimo. Era già successo altre volte. Non di recente, a dire il vero, ma se lo ricordava. Era rimasta seduta così, vuota come un guscio d’uovo. Svuotata e con un peso sul cuore nella rabbia del buio, quando l’aveva sentito suonare per la prima volta. Prima che le desse il suo nuovo, dolce nome, un nome perfetto. Un pezzo di sole che non aveva più dimenticato. Era un boccone di pane. Un fiore nel suo cuore.

Pensarci la aiutò ad alzarsi. Conosceva la strada per arrivare al comodino. Nel catino c’era dell’acqua pulita. Si sarebbe lavata la faccia, le mani e…

Però non c’era più sapone. Lo aveva finito. E il resto delle sue saponette era al suo posto, a Forno.

Si sedette di nuovo sul pavimento, accanto al letto, e chiuse gli occhi. Le venne voglia di restare lì anche lei, rannicchiata, i capelli aggrovigliati e sola come un bottone su un colletto.

Ma lui stava arrivando. Presto sarebbe stato lì, pieno di dolcezza e di coraggio, tormentato e gentile. Sarebbe venuto lì, armato e così abile con le mani, ma ignaro, ahimè, così ignaro di così tante cose.



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