Una cantina piena di rumore: L'autobiografia dell'uomo che inventò i Beatles (Italian Edition) by Brian Epstein

Una cantina piena di rumore: L'autobiografia dell'uomo che inventò i Beatles (Italian Edition) by Brian Epstein

autore:Brian Epstein [Epstein, Brian]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Musica
ISBN: 9788862316866
editore: Arcana
pubblicato: 2013-02-12T23:00:00+00:00


8

BEATLEMANIA

LA BEATLEMANIA PLANÒ sulle isole britanniche nell’ottobre del 1963. Accadde tutto improvvisamente e in maniera plateale, e noi non eravamo preparati.

I Beatles ritengono che sia cominciata al loro ritorno dalla Svezia, dopo un tour durato cinque giorni. Io invece credo che tutto sia iniziato prima, all’epoca in cui furono scritturati per il Royal Variety Show al Teatro Prince of Wales, a Londra. Anche se parliamo di meno di un anno fa, allora i Beatles si esibivano ancora nelle sale da ballo per compensi relativamente bassi, ed era possibile vederli e andare ai loro spettacoli senza doversi destreggiare attraverso una marea di teenager urlanti. È stato così fino al Royal Show.

Quando la notizia si seppe in giro – e io sentivo che era inevitabile che la novità dello show business del 1963 dovesse essere rappresentata in questo show – la stampa di Liverpool piombò in un locale di Southport per vedere i Beatles. Gli stessi ragazzi erano preoccupati. Loro erano già abituati all’interesse della stampa, ma non all’enorme muro di implacabili domande che dovettero affrontare quella notte.

Questo fu il tenore generale della discussione: «E perché no?». E Ringo aggiungeva: «Voglio suonare la batteria davanti alla regina madre. Cosa c’è di male in questo?». Il parere della stampa, secondo cui non c’era nient’altro che un primo accenno di interesse generale – al di là degli adolescenti – era per me un significativo cambio di atteggiamento dell’opinione pubblica.

Per la prima volta, i Beatles stavano per essere messi alla prova sulla loro fedeltà verso i giovanissimi, nonché sul riconoscimento delle loro umili origini.

Ebbene, quando suonarono al Royal Variety Show, Londra restò attonita davanti alle urla della rumorosa gioventù del sud dell’Inghilterra. I Reali, i benestanti e la Londra perbene furono colpiti dalla naturalezza di quei quattro giovanotti, e tutti noi ne fummo molto orgogliosi.

Nella stessa serata c’era con loro Marlene Dietrich, la quale nel backstage fu conquistata dall’aplomb di quattro showmen, talmente giovani da poter essere suoi nipoti. Più tardi mi disse: «È stata una gioia trovarmi lì con loro. Li adoro, questi Beatles».

La “Coda Beatle” divenne una caratteristica della vita inglese. Con coperte, radioline a transistor e bottiglie di acqua calda, con o senza la benedizione dei genitori, tutti i giovani della provincia inglese sfidavano qualunque situazione meteorologica pur di avere quel piccolo pezzetto di carta che avrebbe permesso loro di vedere e di ascoltare i loro idoli per venticinque minuti.

E centinaia di migliaia restavano delusi, in quanto molti ragazzi – e bagarini, o anche ragazzi assoldati dai bagarini – acquistavano interi blocchi di biglietti. Ma non importava. Bastava essere coinvolti nella Beatlemania. La stampa, che all’inizio era stata cauta, decise di diventare parte attiva nella promozione dell’interesse per i Beatles, e aggiungerei senza alcun sollecito da parte mia, perché già in ottobre avevo avuto le prime avvisaglie dei pericoli della sovraesposizione.

Ogni giorno apparivano articoli sulle prime pagine dei più importanti quotidiani nazionali.

Dal «Daily Telegraph» del 28 ottobre: “Ieri a Newcastle upon Tyne la polizia si è scontrata con i teenager urlanti che litigavano per accaparrarsi i biglietti per il gruppo pop dei Beatles.



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