I vampiri di Marchwood. Hunted by Shalini Boland

I vampiri di Marchwood. Hunted by Shalini Boland

autore:Shalini Boland [Shalini Boland]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Newton Compton Editori
pubblicato: 2024-03-14T23:00:00+00:00


Capitolo 24

Scizia, 514 a.C.

Ritrovatosi solo nella notte silenziosa, senza cavallo e senza amici, Kelermes si rivolse ad Artimpasa, la dea celeste, affinché lo guidasse. Sollevò il viso verso le stelle e la implorò di aiutarlo. «Non sono un enaree né uno sciamano, ma ti supplico di ascoltare la mia preghiera. Aiutami a trovare Laodice e Orik e il resto dei miei fratelli. Da che parte devo andare? A nord? A sud? A est? A ovest? Sono il tuo umile servitore. Ti prego, dammi un segno». Attese, fissando il cielo infinito. Cosa si aspettava che facesse di preciso la dea? Che gli tracciasse un sentiero fatto di stelle? E se gli avesse dato un segno, ma lui fosse stato troppo stupido per interpretarlo? E se invece lo avesse abbandonato?

Kelermes avvertì un respiro tiepido e sommesso vicino all’orecchio e si girò di scatto. Lì, dietro la sua spalla, c’era la sua splendida giumenta castana, con gli occhi scuri colmi di una paura e di una tristezza che rispecchiavano le sue. Ma, per un attimo, si sentì esplodere di felicità per il suo ritorno e le baciò il naso caldo. La cavalla si inginocchiò spontaneamente e lui le salì in groppa. «Dove sono finiti, Tabi? Portami da loro».

Lasciò che fosse lei a stabilire in che direzione procedere e Tabi si avviò verso nord. Man mano che si lasciavano alle spalle l’accampamento, la mente di Kelermes diventava sempre più un vortice di confusione. Continue ondate di paura gli attanagliavano il corpo. Si tenne stretto a Tabi come se la giumenta fosse stata il suo ultimo appiglio alla normalità. Ne riconosceva il profumo familiare e sapeva come ci si sentiva a viaggiare per il mondo sulla sua schiena. Tutto il resto – la notte, l’aria, il buio, la solitudine – gli sembrava strano e terrificante. Finché avesse continuato a muoversi, non avrebbe dovuto pensare a Laodice, o a Orik. Non avrebbe dovuto pensare a cos’era successo laggiù. Non avrebbe dovuto chiedersi se qualunque cosa fosse successa ai suoi fratelli sarebbe successa anche a lui.

Tabi continuava ad avanzare, con il respiro sempre più affannoso. Kelermes sapeva che presto la sua amica equina avrebbe avuto bisogno di riposare, ma temeva quel momento. Il momento in cui si sarebbero fermati e lui avrebbe dovuto pensare a cosa fare dopo. Parte di lui avrebbe voluto allontanarsi quanto più possibile dalla minaccia invisibile, ma una parte più forte sapeva che invece avrebbe dovuto mettersi sulle sue tracce. Trovare qualsiasi cosa fosse stata a portargli via la sua amata. Affrontarla e distruggerla, oppure venirne distrutto.

Intorpidito dal freddo e dalla stanchezza, Kel smise di pensare. La sua mente si infiacchì, in bilico sull’orlo del sonno. Ragion per cui, quando il giovane scorse una sagoma in lontananza, all’inizio non ne prese coscienza. Gli sembrò quasi come se la stesse vedendo in un sogno. Un’immagine che si muoveva a rilento ai margini del suo subconscio. Ma poi Tabi nitrì, scuotendo Kelermes dal suo torpore. Kel si strofinò gli occhi e si concentrò sulla sagoma che aveva davanti.



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