I paria dell'atomo by Max-André Rayjean

I paria dell'atomo by Max-André Rayjean

autore:Max-André Rayjean [Rayjean, Max-André]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Urania 202
editore: emmebooks
pubblicato: 2017-09-25T16:00:00+00:00


Dufour scese dallo stratobus e saltò in un elitassì. Diede al pilota il recapito di Fridman, e meno di cinque minuti dopo, suonò alla porta dell'amico.

Fridman era invecchiato: precoci rughe gli segnavano la fronte, ma gli occhi erano sempre vivi di intelligenza.

Sorrise, tendendo la mano al suo collega di Bordeaux.

«Come mai da queste parti? Che bella sorpresa! Entrate, prego».

L'appartamento non aveva mutato volto: era sempre areato, allegro, nitido; soltanto i muri avevano una nuova verniciatura di pinturplex. Dufour disse che colori scelti erano bellissimi, di gusto squisito.

«E la signora?» chiese.

«È al mare, in vacanza, con Therese».

«La vostra bambina deve essere diventata una bella ragazza, adesso!»

«Già... I figli crescono, e crescendo ci invecchiano!» disse, con un velo di tristezza il chirurgo.

Dufour sedette in una comoda poltrona, nel salone.

«Per dirvi la verità, sono venuto a Parigi al solo scopo di vedervi» disse.

«Ah!» esclamò Fridman, subito preoccupato.

«Ho saputo che siete stato uno i membri del Movimento Monale per la Salvaguardia della Specie. Sono venuto a felicitarmi con voi, poiché non l'ho fatto prima...»

Il chirurgo fece un gesto vago e sorrise. Il Movimento per la Salvaguardia della Specie s'era sciolto ormai da tre anni. Nel frattempo, Fridman e Dufour si erano visti parecchie volte, ma, troppo schivo per quanto riguardava se stesso, il chirurgo non aveva mai rivelato d'essere uno dei membri dell'organizzazione. Non ci teneva molto, del resto.

Scrollò le spalle.

«Non ne ho molto merito, io. I veri animatori dell'organizzazione sono stati gli americani O'Neil e Rutler».

«Già. Ditemi la verità, siete soddisfatto di come sono andate le cose?»

«In via generale, sì. L'isolamento dei mutanti era diventato indispensabile per parecchie e ovvie ragioni, tuttavia giudico che questa deportazione in massa su Venere non abbia giustificazioni. La Commissione, pur con tutte le buone intenzioni, ha agito con troppa durezza».

«Eppure» disse Dufour «lo scopo è stato raggiunto: ci siamo liberati dei mutanti, sulla Terra».

«È vero, ma si poteva farlo con maggiore diplomazia. Provate a immaginare che fosse toccato a noi andarcene...»

«E come potrebbe...»

«Come no? Immaginate che i mutanti fossero diventati padroni del nostro pianeta. La legge sulla segregazione sarebbe stata varata a nostro danno e noi, ora, saremmo su Venere».

Dufour alzò le braccia al cielo. Era proprio per evitare questa eventualità che la legge era stata approvata.

«Ma voi dimenticate che la Terra appartiene agli uomini normali!» protestò.

Fridman sorrise.

«Vedete? Messo di fronte a tale prospettiva, vi ribellate. Ora, che lo si voglia o no, anche i mutanti sono uomini, quindi hanno gli stessi nostri diritti sulla Terra».

«Sono uomini, ma esseri tarati» rettificò Dufour. «L'avvenire della razza ha reso necessaria la loro eliminazione».

«Tarati... Già, ma individui nati da uomini. Condivido i timori dei fisiologi e ho approvato la legge sul matrimonio. Tuttavia, credo proprio che siamo andati troppo lontano. Deportando su Venere i mutanti abbiamo creato, fra le due razze, un baratro insuperabile, che diventerà sempre più profondo col passar del tempo».

«Davvero mi stupisce quel che state dicendo, Fridman. Proprio voi, che avete fatto parte del Movimento per la Salvaguardia della Specie! Non vi pare di contraddirvi?»

Il chirurgo non rispose.



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