Fanc**o il successo by Angelo Greco

Fanc**o il successo by Angelo Greco

autore:Angelo Greco [Greco, Angelo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2023-10-21T12:00:00+00:00


Il valore della fatica quotidiana

In un piccolo villaggio, circondato da colline ondulate e campi rigogliosi, viveva un vecchio contadino di nome Aldo. Uomo saggio, umile e laborioso, aveva lavorato la terra con dedizione e passione per tutta la vita: le mani callose, la pelle scura e il volto segnato dalle rughe lo rivelavano senza alcuna vergogna.

Aldo aveva cinque figli, ognuno con un carattere e un’indole differente, che però condividevano la stessa ambizione: trovare la ricchezza senza dover lavorare sodo come il padre.

Il primogenito, Marcello, era un giovane orgoglioso e vanitoso, sempre in cerca di riconoscimenti e attenzioni. Il secondo, Pietro, era un sognatore, con la testa sempre tra le nuvole: amava vivere avventure e storie fantastiche. Il terzo, Luca, era un opportunista a caccia dell’affare che gli avrebbe garantito una vita agiata. La quarta, Francesca, era una ragazza vivace e capricciosa, attratta dal lusso e dalla mondanità. Infine, il più giovane, Matteo, era un ribelle che disprezzava il lavoro nei campi e anelava a una vita di libertà e indipendenza.

Un giorno, Aldo capì che il momento della sua morte si stava avvicinando. Così, poco prima di esalare l’ultimo respiro, chiamò i figli attorno al letto in cui giaceva privo di forze. Conoscendo bene i ragazzi, sapeva che non desideravano seguire le sue orme. E difatti, in quel momento drammatico, la loro preoccupazione per il futuro li spinse a chiedere al padre quale terreno fosse meglio vendere per assicurarsi una vita agiata.

Aldo invece, con un filo di voce, rivelò loro un segreto: aveva nascosto nell’orto un tesoro sufficiente a garantire alla famiglia un avvenire prospero. Tuttavia, aveva dimenticato il punto esatto in cui era sepolto. Per quanto si sforzasse, in quel momento di estrema debolezza non riusciva a rammentarlo. Faticò, sudò sul guanciale nel tentativo di recuperare l’ultimo barlume di memoria. Ma non ci riuscì.

Infine spirò.

Dopo il funerale i figli, mossi dall’avidità e dalla speranza di una vita migliore, si misero all’opera per cercare il forziere. Scavarono per mesi. Scavarono sotto il sole e con la pioggia. Scavarono con la neve e la grandine. Anche il sabato e la domenica si recavano sul campo dalle cinque di mattina sino a che il sole non tramontava. Le loro mani presentavano ferite e calli ovunque; somigliavano sempre più a quelle del loro povero papà. Le schiene si erano piegate. Avevano sofferto, ma la speranza di arricchirsi aveva reso meno gravoso quel duro lavoro.

Tuttavia, l’inverno passò senza alcun segno del tesoro e la disillusione crebbe tra i fratelli: la ricerca era stata del tutto inutile. Iniziarono a mormorare che il padre avesse voluto ingannarli con un’amara beffa. E, come tutti i figli, anche loro dubitarono dei consigli del genitore.

Senonché, quando la primavera fece capolino, il terreno lavorato con tanta fatica si trasformò in un mare di spighe dorate. C’era grano ovunque. L’intero solaio non sarebbe riuscito a contenerlo.

Alla vista del raccolto, per non rendere vano lo sforzo sino ad allora compiuto, i ragazzi decisero di raccogliere le spighe e di venderle al mercato: il ricavato sarebbe servito per vivere un altro inverno.



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