L'isola ribelle by Giovanni Romeo;

L'isola ribelle by Giovanni Romeo;

autore:Giovanni Romeo; [Romeo;, Giovanni]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Quadrante Laterza
ISBN: 9788858141007
editore: edigita
pubblicato: 2020-11-15T00:00:00+00:00


8. 1617-1681: i marinai di Procida e il radicamento

di una chiesa di Stato

Di fronte a un’iniziativa così provocatoria la Curia arcivescovile si trovò in grande imbarazzo. Nel maggio del 1629 la prima visita pastorale successiva alla costruzione della cappella ne verificò insieme il regolare funzionamento e la totale mancanza di autorizzazioni. Furono vane, inoltre, le richieste degli ufficiali diocesani di esibire la licenza di erezione, la nota delle rendite e dei beni, i libri contabili. I quattro mastri risposero evasivamente, sostenendo di essersi appena insediati. Ai visitatori non restò che intimare la consegna dei documenti richiesti e vietare la costruzione di nuovi altari senza licenza. In caso di inadempienza i trasgressori sarebbero stati scomunicati e la cappella interdetta. I preti del Capitolo di San Michele Arcangelo erano inoltre diffidati dal celebrare, pena la sospensione a divinis. Il disegno della Curia arcivescovile era chiaro. Si cercava di mettere con le spalle al muro il Monte, di ridurre al minimo i servizi religiosi erogati da una chiesa abusiva e, se possibile, di costringere i marinai a chiuderla.

È probabile che ordini così severi facessero seguito a tentativi di mediazione falliti. Difficilmente Francesco Boncompagni, l’arcivescovo insediatosi a Napoli nel 1626, avrebbe potuto tollerare la pretesa di edificare una cappella con il solo consenso del viceré, senza coinvolgere la sua Curia. Trovare risposte adeguate, però, non era semplice. Ordinarne l’abbattimento o la profanazione era impossibile: ci sarebbe stata una sollevazione, forse sarebbe scorso il sangue. A quel punto qualcuno, tra Procida e Napoli, dovette pensare a una pietosa bugia. Si poteva fingere che si trattasse di un luogo sacro nuovo, in via di completamento, e impetrare l’assenso papale.

Fu così che il 4 settembre 1628 Urbano VIII diede il beneplacito a un’iniziativa già ultimata. Nella lettera apostolica si accennava anche alla circostanza, ovviamente fasulla, che i marinai vi avevano cominciato a celebrare su licenza dell’ordinario. Solo successivamente, non si comprendeva perché, essi avevano deciso di chiedere il consenso del papa. L’autorizzazione pontificia prevedeva in ogni caso che la Curia arcivescovile di Napoli apponesse, su loro richiesta, il secondo timbro necessario per chiudere una pratica surreale.

Su quello scoglio, però, si infransero le speranze delle autorità diocesane. Nelle visite pastorali del 1629 e del 1646 non c’è traccia di istanze di regolarizzazione. Forse dal rifiuto di riconoscere gli arcivescovi scaturì una dura reazione di questi ultimi: in data ignota la chiesa fu colpita dall’interdetto e i mastri subirono la scomunica. Ma la cosa li lasciò indifferenti. È indicativa, nel 1646, la risposta beffarda di due di essi ai visitatori che chiedevano ragguagli sulla pratica edilizia: erano ignoranti, replicarono, che ne potevano sapere? Di quelle cose non si intendevano... Nel loro sarcasmo riviveva lo spirito dell’iniziativa del 1617. Gli imprenditori marittimi isolani continuavano insieme a difendere una scelta polemica e a dissimularne il rilievo. Agli ufficiali diocesani convenne però fare buon viso a cattivo gioco. In cambio della revoca di scomunica e interdetto il Monte si impegnò a riconoscere gli arcivescovi e ad accettarne le visite pastorali. Per la Curia, in un contesto così ostile, era già un successo21.



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