Interregno. Iconografie del XXI secolo by Mattia Salvia

Interregno. Iconografie del XXI secolo by Mattia Salvia

autore:Mattia Salvia [Mattia Salvia]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 2022-09-10T23:34:15+00:00


r/SyrianCircleJerkWar: un «Political Compass» sulla guerra civile in Siria.

La dimensione reale della guerra è così ulteriormente elisa, e tale eliminazione è l’altra faccia della medaglia del processo di riduzione dei conflitti alla produzione di immagini. Come fa notare Raffaele Scolari in un saggio sempre contenuto in Le immagini delle guerre contemporanee, la caratteristica fondamentale dei conflitti di oggi che hanno un’estensione tale da risultare invisibili: «non vi sono più spazi specifici della guerra, bensì ogni luogo del globo, anche il più pacifico, soggiace all’ordine bellico»; le distinzioni su teatro bellico, fronte, retrovia, diventano obsolete nell’era in cui la guerra è condotta da professionisti che pilotano droni via computer da un paese terzo (al punto che, anziché soldati, sarebbe più opportuno chiamarli «operatori bellici») o da miliziani pronti a confondersi con la popolazione civile in caso di necessità. È anche una tale estensione della guerra a rendere la guerra stessa invisibile: i suoi dispositivi e le sue architetture scompaiono, «le odierne basi militari non si presentano in modo molto diverso dalle aree industriali».

Restano le immagini, che però non mostrano la guerra ma le sue conseguenze, e che per il modo frammentato in cui ci arrivano risultano ancora più scollegate dai conflitti veri e propri. Le singole immagini e le singole notizie sul conflitto ci investono in un flusso continuo fatto di messaggi su Telegram, tweet, post su Reddit e via dicendo, senza un contesto che ci permetta di tenere tutti gli elementi insieme. L’assenza di contesto fa sì che l’effetto sia quello di una singola narrazione al cui interno avvengono continui colpi di scena – di nuovo, lo stesso principio della serialità televisiva. Le varie evoluzioni sul campo di battaglia – nel caso siriano: i grandi successi iniziali dei ribelli, il ribaltamento del tavolo da parte di Assad con l’appoggio della Russia, l’improvvisa ascesa dell’ISIS, l’epopea della battaglia di Kobane e poi la riscossa curda fino alla conquista di Raqqa, l’epico assedio di Aleppo la cui ultima fase viene seguita passo dopo passo dai media di tutto il mondo – ci appaiono come dei cliffhanger inseriti volutamente da uno sceneggiatore. La nostra stessa fruizione – passiva, ma con un cospicuo investimento in termini di attenzione e segnata dalla volontà di non perderci neanche un passaggio – ricorda il modo in cui fruiamo i contenuti su Netflix, Prime, o qualsiasi altra piattaforma vi venga in mente.

Il secondo modo in cui la guerra civile siriana è stata un laboratorio per la trasformazione della guerra in intrattenimento è, per così dire, «verticale». Mentre il conflitto si trasformava sempre più in una specie di reality show infinito di cui non bisognava perdersi nemmeno una puntata, diventava anche un dispositivo in grado di produrre personaggi spettacolari e larger than life, capaci di attirare l’attenzione su di sé al punto da diventare una parte fondamentale dello spettacolo. Produrre figure simili è tipico delle guerre, il cui caos porta in prima fila personalità che in tempo di pace sarebbero state ai margini della società (viene in mente il



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