Giulio Guidorizzi by Introduzione al teatro greco

Giulio Guidorizzi by Introduzione al teatro greco

autore:Introduzione al teatro greco
La lingua: eng
Format: mobi
pubblicato: 2012-02-26T12:44:05+00:00


3.2.3 Episodi e stasimi

Già con la successione prologo-parodo si è infatti instaurato il fondamentale ritmo di alternanza fra parti recitate e cantate che continua per tutta la tragedia; dopo il prologo, le sezioni in cui predomina la recitazione degli attori (qualche volta si tratta invece di un recitativo in tetrametri trocaici o in anapesti) prendono il nome di episodi, mentre le parti affidate al canto strofico del coro sono dette stasimi. Gli episodi (in numero variabile da tre a cinque) risultano così definibili come le sezioni di una tragedia comprese fra due canti corali, e si può dire con un accettabile grado di approssimazione che esse corrispondono agli atti del teatro moderno. Tale è del resto l'origine di questi ultimi, poiché la progressiva riduzione delle parti corali e infine la loro eliminazione dal tessuto drammaturgico conduce sostanzialmente alla struttura canonica del teatro europeo, teorizzata nell'Ars poetica da Orazio. La differenza fondamentale consiste proprio nella presenza continua del coro, che conferisce alla tragedia una forte omogeneità tematica e formale, nonostante l'eterogeneità delle sue componenti.

Da un lato infatti occorre osservare che l'intervento del coro nell'azione drammatica non si limita alle parti dichiaratamente corali, ma si estende a quelle dialogate, in cui esso può interloquire con gli attori per bocca del corifeo (mentre analogamente gli attori possono dialogare liricamente con il coro); dall'altro bisogna sottolineare che le sezioni corali, pur rappresentando momenti di pausa dell'azione, non ne rimangono escluse in termini di pertinenza tematica, bensì forniscono spunti di valutazione e riflessione, sollecitando e orientando le reazioni degli spettatori. Mediatore fra scena e cavea, il coro, normalmente costituito da un gruppo omogeneo di persone legate al protagonista da vincoli di consuetudine e d'affetto (ancelle, compagni d'armi, concittadini) o da esponenti più o meno autorevoli della comunità che è teatro dell'azione (notabili, anziani, semplici cittadini), si trova nella duplice posizione di attore e spettatore della vicenda e può identificarsi ora con l'uno ora con l'altro dei due punti di vista.

Esso di norma non interviene nello svolgersi dell'azione scenica, se non in funzione di supporto e consiglio, o talvolta di opposizione, ai progetti e alle intenzioni dei personaggi; il suo compito è quello di trascinare emotivamente gli spettatori all'interno dell'azione drammatica, offrendo loro lo specchio di una voce collettiva con cui confrontarsi.

Questa funzione è tanto più importante in quanto nella tragedia non è consentita la rottura dell'illusione scenica, consueta invece nella commedia, e nessuno degli attori può rivolgersi direttamente al pubblico uscendo dal personaggio; ciascuno di essi rappresenta un punto di vista individuale e parziale, mentre la voce pubblica del coro, pur simpatizzando a volte con l'uno o con l'altro, è portatrice di valori istituzionali e fornisce un commentario immediato e continuo allo svolgersi dei fatti. Normalmente non è data ai componenti del coro la possibilità di affrancarsi dall'identità collettiva per far sentire la propria voce individuale: un caso eccezionale in questo senso è il dialogo che si svolge fra i dodici coreuti dell'Agamennone, che si consultano perplessi sul da farsi dopo aver udito le grida del re colpito a morte dall'interno del palazzo (vv.



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