Chiamami Giulietta by Vichi De Marchi

Chiamami Giulietta by Vichi De Marchi

autore:Vichi De Marchi [De Marchi,Vichi]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2024-02-27T00:00:00+00:00


11.

Le ultime settimane che passai dai Mirto furono le peggiori. Mi ero immaginata il distacco da loro come una passeggiata. Fu invece una battaglia, la più difficile. Non volevano lasciarmi andare. Ostacolavano la mia partenza in tutti i modi senza mai dichiararlo, punendomi per la mia decisione.

La rabbia, scatenata dallo scempio della valigia, era stata la benzina della mia ribellione. Per la prima volta davo voce ai miei desideri, li scoprivo. Ma ora quel coraggio mi stava abbandonando. Il padrone di casa era un pensiero fisso. Facevo di tutto per non trovarmi da sola con lui. Persino la presenza delle due pesti era un sollievo. Fintanto che la famiglia era in casa, mi sentivo protetta. La notte era piena di incubi. Lo immaginavo entrare furtivamente nella mia stanza, quando tutti erano sprofondati nel sonno. Ogni sera, prima di dormire, addossavo la seggiola alla porta. Se fosse entrato, lo avrei sentito. Allora mi sarei difesa, avrei urlato, sarebbero accorsi tutti.

Per fortuna non accadde. Lui finse che non fosse mai successo nulla, mi trattò con la solita indifferenza, anzi forse con maggior ruvidezza. Io non ne parlai alla signora per paura che incolpasse me. Temevo anche che le voci arrivassero al paese. Più passavano i giorni e più nella mia mente si confondevano le cose e cresceva il mio senso di colpa. Perché ero rimasta così a lungo in quella camera da letto con lui? E perché avevo chiacchierato proprio lì, della mia volontà di andarmene? Forse, senza accorgermi, gli avevo sorriso e lui aveva scambiato quel sorriso per disponibilità? Non dissi nulla neanche a Irene. Non ero certa che capisse. Le parlai, invece, della mia decisione di tornare al paese.

La incontrai una domenica di maggio.

“Irene, ho deciso di lasciare il lavoro,” le dissi poco dopo averla salutata.

“Perché te ne vuoi andare? Proprio ora che ti stavi ambientando.”

“Non è questo il problema, Roma mi piace, ma non mi trovo bene con la famiglia… E poi mi danno poco da mangiare.” La scarsità di cibo era l’unico motivo che anche mia madre avrebbe capito, tutto il resto le sarebbe parso una sciocchezza.

Irene mi guardò a lungo, forse sperava di leggere sul mio volto le vere ragioni di quella volontà di lasciare, ma io fui ben attenta a non far trasparire le mie ansie.

“Loro cosa ti hanno detto?”

“È questo il punto, non mi vogliono lasciar andare.”

“Per forza! Dove la trovano un’altra che sgobba tutto il giorno per la paga da miseria che ti danno?”

“Dicono che me ne andrò dopo che avranno trovato una sostituta, ma non stanno facendo nulla per cercarla.”

“Ne sei sicura?”

“Non ho mai sentito la signora parlarne e nessuna si è finora presentata a casa. Devo cercare io chi mi sostituirà, altrimenti non riuscirò mai ad andarmene.”

“Come fai? Non conosci nessuno qui a Roma. Forse in paese c’è chi verrebbe volentieri a servizio.”

“No, non voglio. I miei ancora non sanno nulla. Mi devi aiutare tu Irene.”

“Ci penso,” mi rispose dubbiosa.

“Parla con il tuo padrone. Grazie al suo lavoro incontra tanta gente, di sicuro ci può aiutare,” la incalzai.



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