La terapia degli attacchi di panico by Giorgio Nardone

La terapia degli attacchi di panico by Giorgio Nardone

autore:Giorgio Nardone [Nardone, Giorgio]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Ponte alle Grazie
pubblicato: 2016-06-08T19:59:55+00:00


Considerate le particolari difficoltà di esposizione della paziente che potrebbero far ipotizzare un disturbo ben più grave di una patologia da attacchi di panico, si opta per il raggiungere una conoscenza operativa del disturbo, oltre che con il dialogo, attraverso le prescrizioni, che, come una sorta di palloni sonda, permettono di valutare l’effettiva entità del disturbo e le personali risorse della paziente.

Seconda seduta

T: Eccomi qua, allora.

P: (prima che il terapeuta si sieda, esclama) È andata bene!

T: Che cosa vuol dire è andata bene?

Indagine sul processo di cambiamento

P: Lei mi aveva detto: «Non lo so se ce la farai a non parlare più di queste cose, dell’ansia, dell’attacco di panico», e io non ho parlato per tutta la settimana fino a oggi, cioè ne parlo con lei, poi, vabbè, stamattina un po’ in treno, cioè parlavo di lei, che la rivedevo, che ero contenta, e poi ho fatto anche l’esercizio della mattina, quello di uscire, quello che mi aveva detto lei: «Esci, quando chiudi la porta…»

T: Puff!

P: E ho scritto anche delle poesie.

T: Che cosa vuol dire: che è stata capace di non parlarne, di non chiedere aiuto?

Congiura del silenzio

Ristrutturazione relativa alla paura di richiedere aiuto

P: Sì.

T: Io le avevo detto che non ne sarebbe stata capace e invece lei mi hai dimostrato «sono capace!» Non ha mai chiesto aiuto?

P: No.

T: E non ha mai avuto paura di non chiedere aiuto?

P: No.

T: Ahhh. E come è accaduto?

P: Non lo so come è accaduto. La sera in cui sono tornata a casa, mi sembrava di essere un frate, di dover fare il voto del silenzio (sorride), andavo su e giù per la casa. E sono dovuta di nuovo andare a dormire con la mamma, per due sere, poi ho detto: «No, adesso vado a dormire a casa mia, mi metto a studiare». E mi sono rimessa a studiare nel senso che io… perché io avevo smesso in quinta…

T: Certo.

P: … e ho detto: «Forse ce la faccio a dare l’esame!»

T: Quindi, è riuscita a non parlarne, a non chiedere aiuto. Questo, come l’ha fatta sentire?

P: Molto bene, soddisfatta.

T: Che vuol dire soddisfatta?

P: Vuol dire, insomma, come faccio a spiegare, per una volta, cioè, non so come spiegarlo, mi ha fatto sentire forte forte, adulta, matura.

T: Senta, ha mai avuto attacchi?

P: No, però prendo sempre le pasticche. (indica la borsa)

T: Va bene, ma anche prima le prendeva! Eppure gli attacchi li aveva! Non ha mai avuto nemmeno un attacco?

P: No.

T: Nonostante il fatto che non abbia chiesto aiuto a nessuno?

P: Sì, sono uscita da sola tranquillamente, col buio.

T: Ah, sì?

P: Sì, sono andata per strada, tra la folla, col traffico, alla Coop, nei negozi.

T: Ha fatto delle cose che in altre circostanze l’avrebbero fatta…

P: Tump! (fa il gesto di cadere)

T: E come si spiega questa sorta di magia?

P: Mah, all’inizio… il primo giorno, per esempio, sono andata alla Coop e c’era un mucchio di gente, mi prendeva male, però ho detto: «No, ce la devo fare, devo vincere». Poi ho visto che non mi succedeva niente, non lo so, non riesco a spiegar-melo.



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.