Il Grande Libro della Heroic Fantasy by AA.VV

Il Grande Libro della Heroic Fantasy by AA.VV

autore:AA.VV. [AA.VV.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Ant
ISBN: 8842910554
editore: Nord
pubblicato: 1998-09-30T22:00:00+00:00


4. L’attacco dall’aria

Ma il mio amore era più forte della Morte,

Le ombre erano nere intorno a lui,

Le schiumanti zanne si aprivano,

Più fitto della pioggia cadeva il sangue;

Ma il mio amore era più forte della Morte,

E tutte le mura di ferro dell’Inferno

Non potevano tenermi lontana da lui.

Il canto di Bèlit

La giungla era un nero colosso che rinserrava tra le sue braccia d’ebano la spianata ricoperta di rovine. La luna non era ancora sorta; le stelle erano scintille di ambra rovente, in un cielo senza respiro che puzzava di morte.

Sulla piramide che sorgeva fra le torri crollate, Conan il cimmero sedeva come una statua di ferro, con il mento appoggiato ai pugni massicci. Ai margini della radura, fra ombre tenebrose, taciti piedi calpestavano il terreno e occhietti rossi scintillavano. I morti giacevano insepolti. Ma sul ponte della Tigre, sopra una pira di panche spezzate, di aste di lancia e di pelli di leopardo, giaceva nel suo ultimo sonno la Regina della Costa Nera, avvolta nel mantello rosso di Conan. Come una vera regina ella giaceva, con il bottino ammassato intorno a lei: seta, ricami in filo d’oro, catene d’argento, casse di gemme e di auree monete, lingotti di metallo prezioso, pugnali ingemmati.

Ma dove il bottino della città maledetta giacesse, soltanto le acque stagnanti del fiume Zarkheba avrebbero potuto rivelarlo, nel punto dove Conan lo aveva gettato con barbariche imprecazioni. Ora egli sedeva trucemente sulla piramide, in attesa degli invisibili nemici. La nera furia del suo cuore aveva discacciato ogni paura. Non sapeva quali forme sarebbero emerse dall’oscurità, né voleva saperlo.

Non aveva più dubbi sulle visioni del loto nero. Comprendeva che, mentre lo attendevano nella radura, N’Gora e i compagni erano impazziti per il terrore del mostro alato che scendeva su di loro dal cielo, e che, fuggendo in preda al panico più cieco, erano precipitati nel burrone; tutti, ad eccezione del loro capo, il quale era riuscito in qualche modo ad evitarne il destino, ma non la follia. E nello stesso tempo, o immediatamente dopo, o poco prima, c’era stato il massacro di coloro che erano rimasti sulla riva del fiume.

Conan non dubitava che la battaglia lungo il fiume fosse stata più un massacro che non un combattimento; già debilitati dalla loro superstiziosa paura, forse i negri erano morti senza poter sferrare neppure un colpo a propria difesa, quando erano stati attaccati dai loro nemici inumani. Non capiva perché egli fosse stato risparmiato fino a quel momento, a meno che la maligna entità che dominava il fiume non intendesse tenerlo in vita per tormentarlo con la paura e il rimpianto.

Tutto pareva indicare un’intelligenza umana o sovrumana: la rottura dei contenitori dell’acqua per dividere le forze, l’aver sospinto i negri verso il precipizio nascosto, e, ultima e massima beffa, la collana scarlatta legata intorno al bianco collo di Bèlit, come il cappio del boia.

Ed essendosi riservato il cimmero come ultima e più preziosa vittima, e avendo spremuto da lui fino all’ultima goccia una sottile tortura mentale, era probabile che il nemico invisibile volesse concludere il dramma facendogli fare la fine dei compagni.



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