Il carnefice by Antonio Iovane

Il carnefice by Antonio Iovane

autore:Antonio Iovane [Iovane, Antonio]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2024-02-08T12:00:00+00:00


E poi Alessandro Bianchi dichiara qualcosa che sorprende tutta la commissione: l’uomo che ha trovato l’armadio della vergogna sostiene infatti che l’armadio della vergogna non esiste.

Giampaolo Zancan dei Verdi chiede allora se il carteggio si trovasse dentro un armadio o fuori da un armadio.

Era su una scaffalatura risponde Bianchi. Non ricordo con precisione se questa scaffalatura fosse del tipo comune, cioè una scaffalatura metallica, oppure se fosse addirittura un ripiano applicato alla parete con delle staffe. Questo purtroppo non glielo so dire perché sono passati tanti anni ma sicuramente non era un armadio.

La commissione è interdetta: si parla da sempre di un armadio, per giunta con le ante rivolte al muro – una rappresentazione simbolica efficacissima dell’insabbiamento.

Bianchi precisa che un armadio in cui erano presenti dei fascicoli lo ha visto, sì, ma non recentemente, bensì nella seconda metà del 1974, o nei primi mesi del 1975.

Un armadietto fatiscente a due ante piccole che sarà stato alto un metro e settanta, un metro e ottanta, non di più, di colore rossiccio scuro, quasi mogano.

Zancan insiste, spiega a Bianchi che tutti parlano dell’armadio della vergogna mentre lui sta dicendo qualcosa di completamente nuovo.

Ricapitoliamo: lui non ha visto nel 1994 un armadio con le ante rivolte al muro?

Nella circostanza di quest’ultimo rinvenimento io non ho visto nessun armadio ripete Bianchi.

«Il carteggio non mi fu dato, io insistetti, non mi fu dato, insistetti. E finalmente saltò fuori» dice Intelisano. «Questo ritrovamento diede luogo alla ricostruzione di una serie di geografie: la geografia del dolore, la geografia della vergogna e la geografia della responsabilità.»

Tre magistrati, nel corso del tempo, hanno archiviato, insabbiato, occultato l’archivio che avrebbe consentito di istruire i processi contro gli autori delle stragi nazifasciste in Italia. La commissione d’inchiesta attiva dal 2003 al 2006 ha stabilito che la Repubblica Federale Tedesca, nata nel 1949, aveva deciso di non concedere estradizioni all’Italia rendendo di fatto vani i processi, e questo bastò alla resa e alla decisione di archiviare.

Ma c’è anche una relazione di minoranza che allarga il campo e individua motivi di natura geopolitica: richiedere criminali di guerra agli altri Paesi avrebbe comportato la concessione dell’estradizione dei nostri criminali alla Jugoslavia o alla Grecia, oppure il coinvolgimento “di alcuni personaggi di punta, appartenenti alle amministrazioni maggiormente coinvolte nella gestione dell’archivio, nel ventennio fascista”, oppure il fatto che processare militari tedeschi o italiani non fosse stata giudicata una buona idea nell’ambito della Guerra Fredda.

«La Germania federale si apprestava a far parte della NATO» sottolinea Intelisano, «non si dovevano rievocare vicende che potevano nuocere sul piano internazionale ai rapporti tra l’Italia e la Germania. E poi c’è l’Africa. Noi in Italia non abbiamo fatto i conti con le nostre responsabilità per la politica coloniale. “Italiani brava gente”: ma quando mai? Forse in maniera meno strutturata rispetto alle stragi nazifasciste, ma le nostre porcherie le abbiamo fatte anche noi.»

Il 24 giugno 2004 l’archivio è tornato alla luce, ogni fascicolo riporta il luogo in cui il crimine è stato compiuto, la data, il nome e il grado del responsabile e il numero delle vittime.



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