Di troppo amore by Ameya Gabriella Canovi

Di troppo amore by Ameya Gabriella Canovi

autore:Ameya Gabriella Canovi [Canovi, Ameya Gabriella]
La lingua: ita
Format: epub
editore: SPERLING & KUPFER
pubblicato: 2022-04-12T12:00:00+00:00


Come vuole papà: storia di Amanda

«Mi chiamo Amanda, e ancora prima di perdere mia madre quando avevo vent’anni, sono rimasta orfana di genitori vivi da piccola.

Una delle frasi della mia vita è: ‘Io ci sono cresciuta nella merda e quindi riconosco l’odore prima che tu te ne renda conto!’

Da bambina ero costretta a ‘giocare’ a controllare mia mamma per vedere se aveva bevuto, me lo chiedeva mio padre, e io avrei fatto qualunque cosa per lui, pur di avere un briciolo della sua attenzione.

Invece di imparare a desiderare di essere abbracciata, io mi divertivo a cercare come un agente segreto cartocci di vino rosso, che tuttora non riesco neanche a far avvicinare al mio naso.

Ormai avevo sviluppato un intuito infallibile.

Vincevo sempre e trovavo quello che cercavo nei posti più disparati: nella lavatrice, dietro al divano, nelle dispense più alte, avevo otto anni e mi arrampicavo ovunque, pur di trovare l’alcol che mia madre nascondeva.

Nulla mi poteva fermare.

Io su di lei avrei sempre vinto e come un cane da tartufo mi sentivo soddisfatta nel vedere che anche quella volta non mi ero sbagliata.

Il mio premio era non deludere mio padre. Del resto, se lei si fosse comportata così io avrei potuto essere vista da lui come la sola donna che meritava davvero il suo sguardo, l’unica fidanzata valida, perfetta, capace e fedele!

Avevo giocato bene, avevo colto i segnali giusti: una ‘s’ pronunciata in un certo modo, un dettaglio che solo io potevo percepire. Nessun altro, solo io.

Ero padrona di quella situazione, io controllavo e se avessi voluto avrei trovato!

Perfino andando a rovistare nella pattumiera condominiale nelle ore serali con il buio.

Ed è così che in me si insediò come schema quello del controllo, è così che l’odore del marcio, della bugia, dell’ambiguità, per me ancora oggi è facilmente riconoscibile.

Io ci arrivo prima ancora che il resto del mondo se ne renda conto e purtroppo succede che, mentre le donne sane se sentono l’odore scappano, io mi ci avvicino e me ne faccio carico. Perché quello era il ruolo che mi veniva chiesto. La condizione per cui avrei ricevuto amore da mio padre.

Mia madre l’avevo data per persa già da piccolissima, lei non c’era. Stava giorni interi a piangere sul divano, ubriaca. E mi costringeva ad ascoltare la musica altissima, lì seduta per ore accanto a lei. Quando litigava con mio padre, ci chiudeva fuori dalla porta, allora papà mi prendeva per mano e andavamo a passeggiare solo io e lui. Mi sentivo una vera principessa ed ero contenta quando lei beveva, così potevo stare da sola con mio padre.

Controllare e scoprire le bugie di mia madre era una sfida continua per me, mi sentivo potente e importante. Ero la paladina della verità, e papà mi incoraggiava in questo gioco perverso. Diventai l’aguzzino numero uno di mia madre. L’ho ignorata per anni, mi sentivo crudele e giudicante. Ma ero felice di esserlo, dovevo riscattarmi. La disprezzai talmente tanto da maltrattarla, fino a poco prima che se ne andasse all’improvviso per un ictus, pochi giorni dopo essere uscita da un ennesimo ricovero.



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