Uomini da mangiare by Christine Leunens

autore:Christine Leunens
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
pubblicato: 2002-12-31T23:00:00+00:00

13

Un pisello passò sibilando sopra la mia testa. La mensa si era trasformata in un campo di battaglia e il pavimento era ricoperto dai corpi verdi e piatti dei caduti. I soldatini di plastica non morivano come i piselli; si limitavano a cadere ed erano subito pronti a ricominciare. Le cannucce assaltavano i cartoni di latte fino a farli straripare di bolle che parevano grappoli d'uva. Le zampe e le cosce di pollo venivano torte e spezzate e lasciate da parte dopo qualche morso. I piatti avevano dei compartimenti per ogni tipo di cibo, proprio come i pasti precotti da mangiare davanti alla TV. Era un continuo barattare, specialmente per una doppia razione di dolce. Non so cosa mi riuscisse più insopportabile, se quel modo di stare a tavola o le urla che lo accompagnavano; avrei dovuto essere grata a quelle urla, perché coprivano un rumore ancora più odioso: quello della masticazione di massa.

Mia madre, inutile dirlo, non era disposta a sborsare dei soldi che lavorano sodo per "quelle porcherie". L'anno del nostro arrivo a Wachovi, aveva compilato un formulario per avere pasti e latte gratuiti, e quando la sua richiesta fu rifiutata andò su tutte le furie. Secondo lei, la qualifica di 'vedova disoccupata' sarebbe dovuta bastare a intenerire il cuore del più pignolo tra i burocrati americani. Quando l'anno successivo era tornata a compilare il formulario, le sue disponibilità finanziarie, il valore dei suoi beni immobili e il saldo del suo conto bancario persero un sacco di zeri; e il numero dei figli a carico subì una drastica impennata. Mia madre sostenne di aver avuto tre figli prima di noi in Lituania. Disse che la scuola non sarebbe mai andata a controllare, e difatti nessuno lo fece. Ci furono assegnati dei buoni pasto, ma quell'anno finimmo per mangiare una volta su due, perché la vergogna di venire marchiate con quei tagliandi rossi, bianchi e blu era troppo grande. Un giorno la signora Washington, allora direttrice della scuola (la signora Washington era nera ed era stata trasferita nella nostra scuola durante la bussing crisis{1}), aveva telefonato a mia madre per informarla che io e Cecilia passavamo la pausa pranzo leggendo in cortile anziché mangiando, e in quanto membro attivo della sua chiesa - metodista, o battista, o qualche altra denominazione del genere - aveva ventilato l'ipotesi di occuparsi personalmente del nostro caso. Da allora mia madre ci mandava a scuola con dei cestelli della colazione zeppi dei suoi intrugli caserecci. Noi non le confessammo mai che ci vergognavamo dei buoni pasto; le dicemmo semplicemente che il cibo della mensa non era buono.

La guerra stava degenerando e qualcuno costruì un lanciafiamme con una cannuccia e un cartone di latte. Aggirai alcune patacche verdi e feci del mio meglio per integrarmi nonostante il vestito nuovo che a scuola avevano soprannominato 'la Campana': un affare a fiori con degli sbuffi meteo-resistenti grazie a un hula hoop cucito nell'orlo inferiore, e una scollatura quadrata davanti e dietro. Potevi indossarlo al diritto o al rovescio, non faceva nessuna differenza.

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