Un regalo del Führer by Charles Lewinsky

Un regalo del Führer by Charles Lewinsky

autore:Charles Lewinsky [Lewinsky, Charles]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858412954
editore: 123
pubblicato: 2019-12-29T00:00:00+00:00


Gli anni all’Ufa sono stati il mio periodo piú felice.

Per uno maldestro come me, un Glumskopp fin dalla nascita, non esiste sensazione piú bella di quando una cosa difficile riesce una volta tanto facilissima. Quando tutto torna apparentemente senza sforzo. Fare il regista per me è stato sin dall’inizio come infilarsi un vestito usuale che ci va a pennello come nessun altro. Che si vorrebbe indossare ogni giorno.

Lo indosserò di nuovo. Non posso resistere all’offerta. Perché mi permette di fare un’altra volta quello che so fare meglio. Perché è la mia vita. La mia professione. Quello per cui, senza saperlo, mi ero preparato da sempre.

Ho sempre messo in scena qualcosa. Probabilmente ce l’ho nel sangue. Cominciò con il cavallo a dondolo, quando lottavo con tutte le mie forze gridando e scalciando perché presentasse al mondo solo il lato giusto, quello di maggior effetto sul pubblico. Non facevo niente di diverso neanche quando conquistavo Troia insieme a Kalle o scoprivo un pianeta ignoto. Facevo il regista quando dirigevo me stesso nel ruolo dell’eroe di guerra, perché era cosí che papà mi voleva. O in quello del seduttore, per nascondere le conseguenze della mia ferita. Poi però sono fuggito dai baci di Lore Heimbold con il terrore di un burattinaio la cui marionetta si muove da sola. Persino quando stavo sulla ribalta, non facevo che mettere in scena me stesso. Non nel ruolo previsto per me dal copione, ma in quello dell’attore. Rimanevo tutto il tempo vicino a me stesso nelle vesti del mio regista personale. Non ho mai fatto altro che interpretare la parte dell’interprete.

Forse è questa la ragione per cui non sono diventato un attore davvero grande. Famoso sí, popolare anche, ma non uno di quelli che fanno dimenticare l’interprete dietro il personaggio. Non uno Jannings o un George. Forse Brecht ha ragione, sono davvero solo un cabarettista. Uno da café chantant. Una pancia che canta.

Non importa. Quando curo la regia sono qualcosa di piú.

Lo farò. Porrò le mie condizioni. Rose gialle in camerino. Sarò regista un’altra volta nella vita. Se sarà l’ultima, pazienza.

Non esiste mestiere piú bello.

Al Wintergarten una volta si è esibito un artista che con una gamba stava in piedi sulla fune, con l’altra faceva ruotare dei cerchi colorati, lanciava in aria tre palle, suonava il flauto dolce e teneva una caffettiera in equilibrio sulla testa. Questo è fare il regista. Spassoso da non credere e spassosamente incredibile.

Non si fa da soli, ovvio. I film sono macchine complesse alla cui costruzione partecipa molta gente. Tecnici. Artigiani dei mestieri piú diversi. Ma il regista è l’ingegnere. Fa in modo che tutti i pezzi e gli ingranaggi facciano presa nel modo giusto, che si spingano a vicenda e non si ostacolino, che tutto ruoti e si muova alla perfezione, in modo cosí naturale che non si noti il meccanismo, che ogni spettatore abbia l’impressione che tutto è semplicissimo.

Questo è il difficile, e perciò diverte tanto.

Ho costruito macchine meravigliose. Capolavori della meccanica di precisione. Ma quello che in realtà producevano non mi ha mai granché interessato.



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