Tutti i romanzi, i racconti, pensieri e aforismi by Franz Kafka

Tutti i romanzi, i racconti, pensieri e aforismi by Franz Kafka

autore:Franz Kafka
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
ISBN: 9788854141827
editore: Newton Compton Editori
pubblicato: 2014-09-23T22:00:00+00:00


Capitolo ventesimo

Quando K. si svegliò, in un primo momento credette di essersi appena addormentato; la stanza era immutata, vuota e calda, tutte le pareti buie, l'unica lampada sopra i cannelli della birra era spenta, anche alla finestra era notte fonda. Ma mentre si stirava, il cuscino cadde a terra, l'asse e i barili scricchiolarono, Pepi arrivò subito e solo in quel momento seppe che era già sera e che aveva dormito più di dodici ore. Durante il giorno l'ostessa aveva chiesto di lui ripetutamente, anche Gerstäcker, che la mattina, quando K. aveva parlato con l'ostessa, aveva atteso lì, al buio, vicino ai barili, non aveva poi osato disturbarlo, era venuto una volta a vederlo, e infine era venuta anche Frieda sostando per un momento accanto a K.; tuttavia non era venuta per lui, ma perché aveva diverse cose da sbrigare dato che la sera doveva riprendere il suo vecchio servizio. «Non ti vuole più bene?», domandò Pepi portando caffè e dolci. La sua domanda non era malevola come in passato, ma triste, come se nel frattempo ella avesse conosciuto la malvagità del mondo, dinanzi alla quale quella personale viene meno e perde ogni significato. Si rivolgeva a K. come ad un compagno di sventura, e quando K. sorseggiò il caffè, e a lei sembrò che non lo trovasse abbastanza dolce, corse a prendergli la zuccheriera piena. La tristezza, però, non le aveva impedito di farsi bella, forse ancora di più dell'ultima volta: s'era adornata di nastri e fiocchi tra i capelli arricciati con cura, sulla fronte e nelle tempie, e al collo aveva una catenina che pendeva fino alla profonda scollatura della camicetta. Quando K., soddisfatto per aver ben dormito e contento di bere un caffè allungò di nascosto la mano per sciogliere un nastrino, Pepi disse stanca: «Lasciami stare», e si sedette accanto a lui, su un barile. K. non ebbe bisogno di farle domande sul suo dolore, ella stessa cominciò a raccontare, fissando la caffettiera di K., come se avesse bisogno di distrarsi anche durante il racconto, come se non potesse abbandonarsi completamente ad esso perché il suo dolore soverchiava le sue forze. Dapprima K. seppe che l'infelicità di Pepi era proprio colpa sua, ma che ella tuttavia non provava risentimenti. E mentre raccontava, faceva cenni appassionati col capo per non concedere a K. possibilità di replica. In primo luogo aveva portato via Frieda dalla mescita e, di conseguenza, aveva reso possibile la promozione di Pepi. Per nessun altro motivo sarebbe stato pensabile che Frieda si fosse decisa a lasciare il posto; nella mescita si trovava come il ragno in mezzo alla tela, dappertutto aveva teso i suoi fili che solo lei conosceva; sarebbe stato assolutamente impossibile strapparla da lì contro la sua volontà, soltanto l'amore per qualcuno di rango inferiore, quindi qualcosa che era incompatibile con la sua posizione avrebbe potuto mandarla via dal suo posto. E Pepi? Aveva mai pensato forse di ottenere quel lavoro per sé? Era solo una cameriera, aveva un posto insignificante e



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