Terra bruciata (Giallo) by Annamaria Fassio

Terra bruciata (Giallo) by Annamaria Fassio

autore:Annamaria Fassio
La lingua: ita
Format: mobi
Tags: Thrillers, Fiction
ISBN: 9788852026577
editore: Edizioni Mondadori
pubblicato: 2012-06-10T22:00:00+00:00


20

Era un’altra giornata grigia, o meglio luvega come dicono i genovesi per indicare il tempo umido e piovoso. “Una giornata che non mi porterà incenso e mirra ma soltanto ulteriori grattacapi” pensò Arcangeli tetro. Il suo ufficio non gli era mai parso tanto deprimente come quella mattina.

Telefonate affannose. Notizie da Alessandria e da Asti. Un’altra uccisione si andava ad aggiungere a quelle del giorno precedente. Questa volta era toccato a un giovanissimo spacciatore. Vent’anni o giù di lì. Trovato cadavere a fianco del suo Ducato. Il furgone era nelle mani della Scientifica, come la Lybra e la Focus di don Silvio Marese. Corpi che andavano ad accrescere il numero di altri corpi. Una pallottola in testa, un’altra nel cuore, un’altra ancora...

Arcangeli si accese una sigaretta e la fumò sentendosi prigioniero di un meccanismo perverso. E quando convocò la Franzoni (occhi pesti, sguardo teso e preoccupato, poncho e berretto messi di traverso) alla fine del suo discorso non trovò altro da dire se non “Buona fortuna”. Lei parve capire. Annuì. Disse “Grazie” e uscì veloce com’era entrata.

Rimasto solo si concesse il lusso di una telefonata privata. La voce di Ninon, la sua compagna francese, gli metteva sempre allegria. Le erre si arrotolavano e s’ingolfavano tra le labbra, gli accenti messi a sproposito lo facevano impazzire. Desiderò averla vicina, ma era impossibile. Parlò con lei alcuni minuti, sentendo che in tutto quel sudiciume forse una via d’uscita c’era. Uno spiraglio, uno solo, ma tanto bastava a farlo stare meglio.

A Rivarolo, in piazza Pallavicini, Maffina vide una ragazza che assomigliava a Erica e per un attimo immaginò che lei non fosse andata ad Asti e avesse invece deciso di seguirlo alla scuola di polizia per costringerlo a tornare in questura. Era un pensiero del tutto assurdo (Erica non avrebbe mai fatto una cosa del genere), tuttavia per la prima volta da quando era uscito dall’ospedale Maffina rimpianse di non essere in prima linea. Si era sempre considerato un poliziotto di strada. Gli piaceva parlare con la gente e girare per la città con la volante ascoltando le chiacchiere insulse dell’autista Lamberti. Il povero Lamberti (ormai Maffina lo chiamava così) era morto un anno prima in un agguato e dopo pochi mesi c’era stato lo scontro a fuoco dove lui si era buscato una pallottola nel torace. Se ora non era con Erica, non era certo per paura o vigliaccheria, ma piuttosto per torpore mentale. La scuola di polizia, con le sue grandi finestre aperte sul quartiere Val Torbella, per lui rappresentava una stazione di transito all’interno di un percorso lungo e faticoso il cui punto d’arrivo era ancora lontano.

“Gira gira, il problema è sempre questo” pensò mentre il taxi lo lasciava sul piazzale dove un abete sfavillante di luci oscillava come il pennone di un veliero. Maffina fumò due sigarette guardando la nebbia che si ammassava contro i fianchi massicci del Forte Begato. Salutò diverse persone che conosceva bene e due o tre che avrebbe preferito non incontrare, poi s’infilò veloce nella sua aula senza passare dalla portineria.



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