Teologia politica oggi? by AA.VV

autore:AA.VV. [AA.VV.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Filosofia politica
pubblicato: 2023-04-14T22:00:00+00:00

Nell'anticamera del potere. Sovranità divisa (1)

Arthur Bradley

In un articolo del 29 luglio 1954 su «Die Zeit» intitolato Im Vorraum der Macht, che fu successivamente pubblicato in forma ampliata nello stesso anno come Gespräche über die Macht und den Zugang zum Machthaber (1954) (2), Carl Schmitt fornisce l'unico studio sull'anticamera nella storia della teoria politica. Inutile dire che - nonostante le proteste di presunta estraneità ai meccanismi del potere («Ich habe keine Macht», «Non detengo alcun potere») che pervadono il testo (cfr. Dialogo, p. 11) -, questo ex consigliere di Stato di Prussia non era stato estraneo ai corridoi del potere sotto il regime nazista. In realtà, però, i suoi precedenti riferimenti all'“anticamera” politica sono uniformemente ostili: in Politische Theologie, Schmitt respinge il normativismo giuridico neokantiano di Hans Kelsen, proprio perché bloccato in «die Antichambre der Jurisprudenz» (3), mentre il suo Die geistesgeschichtliche Lage des heutigen Parlamentarismus (1923) avalla l'epigramma del conte di Cavour, per cui «la plus mauvaise des Chambres est encore préférable à le meilleure des Antichambres», e più avanti nello stesso testo descrive il parlamento come poco più che «eine riesige Antichambre vor den Bureaus oder Ausschüssen unsichtbarer Machthaber» (4). A leggere il primo Schmitt, quindi, potremmo essere tentati di concludere che egli sia un impenitente difensore del Raum politico: la sovranità è personale, decisionale, concreta e situazionale, Schmitt sostiene, non distribuita tra le infinite camere di discussione, le sale dei comitati e gli uffici burocratici del Vorraum liberale, in cui nulla si decide mai una volta per tutte. Se il primo Schmitt di Politische Theologie cerca di emancipare la sovranità dalle catene del proceduralismo liberale - per liberare il Raum politico dal Vorraum depoliticizzato -, ciò che successivamente riguarda lo Schmitt di questo saggio è, tuttavia, qualcosa che egli definisce in modo intrigante e come «l'inevitabile dialettica interna di potere e impotenza in cui qualsiasi potente umano è destinato a incappare» (Dialogo, p. 22). Nel racconto di Schmitt, questa dialettica politica tra potere e impotenza si esprime come un'architettonica tra camera e anticamera: «Davanti a ogni camera del potere diretto si forma un'anticamera di influssi e poteri indiretti, un accesso all'orecchio del potente, un corridoio verso la sua anima. Non c'è potere umano che non abbia questa anticamera e questo corridoio» (Dialogo, p. 24).

Per esplorare la Machtarchitektur dell'«Antichambre, scala di servizio, stanza di fianco, stanza di sotto» (ibid.), Schmitt inizia tracciando una distinzione tra la natura assoluta del potere sovrano in sé e il corpo - inevitabilmente debole, fragile e mortale - del sovrano, in cui tale potere risiede: «Il potere è una dimensione oggettiva e autonoma rispetto a qualsiasi individuo umano che di volta in volta lo detiene» (Dialogo, p. 20). È proprio perché il “detentore” umano del potere (Machthaber) non può esercitare il potere in maniera assoluta, da solo, che ha bisogno di consiglieri che lo assistano. Come scrive Schmitt, «l'individuo umano nelle cui mani stanno per un momento le grandi decisioni politiche può realizzare la sua volontà solo a determinate condizioni e con determinati

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