Palude by John Connolly & S. Bortolussi

Palude by John Connolly & S. Bortolussi

autore:John Connolly & S. Bortolussi [Connolly, John & Bortolussi, S.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, General, Mystery & Detective, Private Investigators, Race Relations, Parker; Charlie (Fictitious Character), South Carolina, Mystery Fiction; Italian
ISBN: 9788817002585
Google: bR2oPAAACAAJ
editore: BUR Biblioteca Univ. Rizzoli
pubblicato: 2004-04-15T00:11:52+00:00


Capitolo 13

Avevano viaggiato separatamente fino al motel; l'uomo alto di colore vi era arrivato al volante di una Lumina vecchia di tre anni, il bianco più piccolo l'aveva seguito in taxi. Avevano preso due camere doppie su piani diversi, il nero al pianterreno, il bianco al primo. Non c'era stato alcuno scambio di battute fra loro, né ci sarebbe stato fino al momento della partenza il mattino successivo.

Nella sua stanza, il bianco controllò attentamente se i suoi indumenti rivelassero tracce di sangue, ma non ne trovò. Quando ebbe concluso che erano puliti, li gettò sul letto e si parò nudo davanti allo specchio del piccolo bagno. Ruotò lentamente il corpo, tradendo una leggera smorfia e rivelando le cicatrici sulla schiena e sulle cosce. Le fissò a lungo, seguendone delicatamente il tracciato con le dita. Si guardò allo specchio senza tradire emozioni, come se stesse osservando non la propria immagine riflessa ma un'entità separata, qualcuno che aveva sofferto terribilmente e che ne era rimasto marchiato non soltanto psicologicamente ma anche a livello fisico. Eppure, quell'uomo allo specchio non era parte di lui. Lui era perfetto, inviolato, e non appena le luci si fossero spente e nella camera fosse sceso il buio si sarebbe potuto allontanare dallo specchio lasciandosi dietro l'uomo sfregiato, rammentandone soltanto l'espressione degli occhi. Si concesse il lusso di quella fantasticheria per qualche altro istante, poi si avvolse silenziosamente in un telo da bagno pulito davanti al bagliore della televisione.

C'erano state moltissime sventure, nella vita dell'uomo chiamato Angel. Alcune, lo sapeva, potevano essere attribuite alla sua stessa natura di ladro, alla sua un tempo salda convinzione che se un oggetto era vendibile, movibile e rubabile, ci si doveva aspettare che si verificasse un cambio di proprietà in cui lui, Angel, avrebbe giocato un ruolo significativo seppur fuggevole. Angel era stato un buon ladro, ma non un grande. I grandi ladri non finiscono in prigione, e Angel aveva passato abbastanza tempo in gattabuia da rendersi conto che i suoi difetti gli impedivano di diventare una leggenda nella professione prescelta. Sfortunatamente, nel profondo era anche un ottimista, e ci erano voluti gli sforzi combinati delle autorità carcerarie di due Stati diversi per ottenebrare la sua naturale, solare predisposizione al crimine. Malgrado ciò aveva scelto quella strada, e quando era stato possibile aveva accettato le punizioni con un certo grado di serenità.

Ma c'erano altre aree della sua esistenza sulle quali ad Angel era stato concesso scarso controllo. Non gli era stato concesso di scegliersi una madre, che era scomparsa dalla sua vita quando lui ancora gattonava, il cui nome non compariva su alcun certificato di matrimonio e il cui passato era opaco e impenetrabile come le mura di un carcere. Si faceva chiamare Marta: questo era tutto ciò che Angel sapeva di lei.

Peggio ancora, non aveva potuto scegliersi un padre, e suo padre era stato un uomo cattivo: un ubriacone, un criminale da strapazzo, un individuo indolente e solitario che aveva mantenuto il suo unico figlio nella sporcizia, nutrendolo soltanto a cereali



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