Meridiano di Larve by Carlo Vitali

Meridiano di Larve by Carlo Vitali

autore:Carlo Vitali [Vitali, Carlo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Acheron Books
pubblicato: 2024-04-09T11:02:24+00:00


Una finestra al secondo piano del palazzone al lato opposto dello spiazzo si spalanca. Una bambina cindonesiana si sporge dal davanzale e guarda in basso. Mi fa ciao con la mano.

La saluto.

La bambina sparisce all’interno ed esce con un vaso da notte, che rovescia sul cumulo d’immondizia ai piedi del palazzo. Pare che qui non sono contenti se dove vivono non c’è puzza di fogna. Mi accendo una sigaretta e l’odore di tabacco mi riempie le narici.

Soffio il fumo e appoggio la schiena alla parete del bar abbandonato.

Yub si aggira tra i detriti crollati al centro della piazza. Perché non è al suo posto a fare la vedetta?

Infila la mano nella vecchia vasca da bagno e tira fuori la scheggia triangolare di uno specchio.

Sorride e trotterella verso l’imboccatura del vicolo che deve controllare. Appoggia la scheggia su un mattone che sporge all’altezza della sua testa, tira fuori di tasca un pettine e inizia ad aggiustarsi i capelli ricci da negro. Si farà bello per i pidocchi che infestano gli anfratti tra le lamiere.

Una donna spunta dal vicolo che passa di fianco al bar e zoppica verso di me. Regge con la mano la vita dei pantaloni troppo larghi, che rischiano di caderle giù a ogni passo. Indossa due scarpe diverse, una da lavoro, con la punta in metallo arrugginito, e l’altra di pelle, con uno spago al posto del laccio. Si passa la manica della maglia sulla fronte sudata e coperta di crosticine.

Solleva una banconota da venti stretta tra le dita. «Volevo… cioè, in piazza mi hanno detto che—»

«Ti hanno detto bene.»

Prendo la banconota e mi giro verso Yub. Sollevo due dita e lui annuisce.

«Vai là, dal mio amico. Ti serve lui, d’accordo?»

«I soldi? Li do a lui o…»

«Funziona come in piazza, i soldi li tengo io. Ti ho messo anche una dose in più gratis, ma tu devi dire ai tuoi amici che il giro si è spostato qua, capito?»

La tossica sgrana gli occhi e sorride. «Grazie, grazie! Certo, lo farò!»

«Brava. Mi raccomando, dillo a tutti.»

La donna arranca intorno alla baracca crollata trascinando i piedi nella polvere. Niente alcol, niente puttane: non c’è neanche una panchina per sedersi senza il rischio di piantarsi un chiodo arrugginito nelle chiappe. La gente, qui, non sarà contenta di passarci il fine settimana…

Yub stringe la mano della donna e le dà una pacca sulle spalle. È un idiota, ma almeno è bravo a non dare nell’occhio mentre smercia. Una qualità sprecata, in questo letamaio.

Yub si incammina verso di me. Tira fuori il pettine dall’interno della camicia e si dà un’altra aggiustata ai capelli.

«Boss.»

«Torna al tuo posto, Yub.»

«Stavo pensando, boss, che non ci passa molta gente, qui.»

«Complimenti per l’occhio.»

Sorride. «Grazie, boss.»

«Ero sarcastica. E poi perché continui a chiamarmi boss?»

«Beh, per rispetto.»

«Sì, ma io non sono il boss, capisci? Sono a malapena il tuo capo.»

Yub allarga le braccia. «Beh, magari un giorno ci diventi, e poi ti ricordi di me che ti ci chiamavo sempre, no?»

Santi stramaledetti. Mi passo le dita sugli occhi. «Yub, torna a lavorare subito.



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