Marzahn, mon amour. Storie di una pedicure by Katja Oskamp

Marzahn, mon amour. Storie di una pedicure by Katja Oskamp

autore:Katja Oskamp [Katja Oskamp]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2023-05-17T22:00:00+00:00


Gita aziendale

Ultimo giorno di novembre, un venerdì freddo e piovigginoso. Mesi fa io, la mia capa Tiffy e la mia collega Flocke abbiamo cerchiato la data sul calendario per tenerla libera: niente clienti, il salone resta chiuso. Abbiamo comprato tre biglietti in offerta per il treno delle 8.34 da Ostbahnhof. Per me sono venti minuti a piedi, Tiffy e Flocke arrivano da Marzahn con la S-Bahn.

Alla stazione trovo Tiffy di fronte a un baracchino. Ha lo zaino posato a terra, le spalle curve, le mani affondate nelle tasche. Cappotto rosso corto, pantaloni neri larghi, scarpe comode senza tacco.

«Dov’è Flocke?» chiedo.

«Non ha sentito la sveglia» dice Tiffy.

Compriamo caffè e croissant e ci avviamo lentamente verso il binario uno. Mastichiamo, sorseggiamo. Tiffy ce l’ha con Flocke. È quasi sempre in ritardo, anche al lavoro.

«Cos’ha Flocke?» domanda Tiffy.

«Si sta facendo vecchia» rispondo.

Tiffy mi guarda come se fosse la scusa più stupida che abbia mai sentito. Poi distoglie lo sguardo e dedica l’attenzione a un piccione che sta beccando da terra le briciole dei nostri croissant, la scena le migliora l’umore. Tiffy va matta per gli animali, quasi tutti, e quando si concentra su di loro sembra sempre lo faccia per sfuggire alle persone. L’importante, come ripete spesso, è che gli animali non abbiano più di quattro zampe. Soffre di un’autentica aracnofobia.

Con due gambe soltanto, Flocke si inerpica trafelata per le scale alzando gli occhi al cielo: si è svegliata alle sette meno dieci, si è buttata giù dal letto, è entrata in tutte le stanze come una scema e ha schiaffato nello zaino vestiti a caso. Non ha avuto nemmeno il tempo di pettinarsi, e infatti porta in testa un cappellino blu con gli strass e un pompon enorme.

Saliamo sul regionale, procediamo a rilento fino a Fürstenwalde. Abbiamo mezz’ora prima della coincidenza. Per arrivare al binario dobbiamo prendere il sovrapassaggio. Le scale sono un inferno per Flocke, soprattutto in salita. Si trascina su a fatica, con una mano alla ringhiera. Non so che tipo di antidolorifici prenda per affrontare giornate come questa.

Devo andare in bagno, pure Tiffy, ma sul binario non ce ne sono. Mentre Flocke ci aspetta, risaliamo le scale e scendiamo dall’altra parte, cerchiamo un cartello con la scritta «wc», chiediamo informazioni e ci dirigiamo verso il bar di fronte, dove troviamo una lunga fila per la toilette. Sfruttando il loro monopolio, pretendono quaranta centesimi a testa. Alla chiave, passata di mano in mano in silenzio, per ragioni misteriose è attaccata una grattugia per noce moscata. Qui a Fürstenwalde tutto – la disponibilità di bagni, la frequenza dei treni, l’offerta culturale, la densità della popolazione – è ridotto all’osso, ma non farebbe gola nemmeno a un cane.

Il trenino della Niederbarnimer Eisenbahn arriva puntuale e impiega soltanto dodici minuti per portarci a Bad Saarow. Nel frattempo ci siamo svegliate e, sull’onda dell’entusiasmo, chiediamo a una ragazza rotondetta di scattarci una foto con lo smartphone di Flocke.

Usciamo dalla stazione e attraversiamo la città termale immersa nel torpore mattutino, dirette al Café Dreißig, una tradizione a cui nessuna di noi intende rinunciare: un’abbondante colazione a base di uova.



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