L'incanto di cenere by Laura MacLem

L'incanto di cenere by Laura MacLem

autore:Laura MacLem
La lingua: ita
Format: azw3, mobi
editore: Asengard
pubblicato: 2015-11-03T23:00:00+00:00


Nove

La sala da ballo era diventata un mattatoio. C’era sangue dappertutto e, ovunque, patetici mucchietti di stoffe preziose: fini ricami, trine leggere divenute pesanti come piombo per il sangue che le intrideva e si allargava lentamente al di sotto, come un mostruoso garofano. Capelli biondi, chiome scure, boccoli e trecce, ciocche lisciate con le piastre di ceramica, fiori di seta e piume di struzzo, e sopra ciascun corpo un arco nero, un’ombra ingobbita che faceva scorrere l’olio, mentre qualche fremito ancora percorreva le membra dilaniate. Genevieve vide una mano guantata di seta rosa che si contraeva ad artiglio prima di ricadere.

Di colpo le urla tornarono ad assordarla. Si aggrappò al giovane come un naufrago, al diavolo le convenienze, si strinse a lui come se fosse suo marito da molti anni e il giovane la circondò con un braccio, la lama sguainata a difenderla, mentre indietreggiavano verso la porta.

«Mia madre…»

«O è già morta o l’hanno portata via» ribatté cinicamente lui, «in entrambi i casi non vi vorrebbe qui. Venite!»

Ma Genevieve puntò i piedi. Adesso che stava riprendendo coscienza, dopo i dodici rintocchi, sentiva di nuovo le urla, che martellavano in testa, e il dolore, che le serrava i seni come se volesse strapparglieli via, e il sudore, l’acre puzzo della paura che le si allargava in lente macchie sotto le ascelle. Avvertiva anche la pressione alla vescica. Questo non c’era nei romanzi che leggeva di sera. Quando affrontavano l’orrore, le eroine di quelle storie si sentivano venir meno, impallidivano o piangevano, oppure avanzavano coraggiosamente verso il loro destino. Nessuna di loro puzzava e sentiva l’impulso di farsela addosso.

«Mia madre è in pericolo, monsieur. Quella strega…»

«Venite, vi dico!»

Andando contro ogni suo istinto e contro ogni buon senso, Genevieve si liberò.

«Non esiste luogo dove mia madre e io saremmo al sicuro, monsieur. Sperava… lei sperava che Dio bastasse a trattenerla e io speravo che la Dea facesse altrettanto.» Di colpo si sentì sull’orlo delle lacrime. «È colpa mia.»

Il dolore al seno pulsava e pulsava, come ondate di marea, e quando Genevieve vi strinse sopra le mani, sentì che era bagnato. Due chiazze scure si allargavano lentamente, ma dov’era il dio bambino da nutrire?

Il suo seno era arido come un campo dopo una gelata.

Genevieve lanciò una lunga occhiata nella sala.

Christelle si muoveva lentamente in mezzo al mattatoio, tenendo sollevato con grazia l’orlo dell’abito. Il suo lieve sorriso era distinguibilissimo anche a quella distanza, come pure il luccichio ai suoi piedi, un baluginare incongruo con il grigio, il rosso, il bianco e il nero che la circondavano.

Si è presa le mie scarpette da ballo. Per poco non le venne di nuovo da ridere. Alla fine è lei che ha scelto la mia strada.

Le guance di Christelle erano accese, come non gliele aveva mai viste prima. Sembrava che avesse fatto una lunga corsa, che fosse appena scesa dal letto dell’amante… o che non ne fosse ancora scesa, affatto. Aggirava i cadaveri, sorrideva a qualche matrona che urlava scuotendo il corpo riverso della figlia, accarezzava il dorso gibboso di un’ombra che si inarcava sotto il suo palmo come un gatto.



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