Legione spaziale by Bob Shaw

Legione spaziale by Bob Shaw

autore:Bob Shaw [Shaw, Bob]
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
Tags: Science Fiction
editore: Editrice Nord
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


CAPITOLO SESTO

L'atrio nel quale Peace si trovò esibiva tappeti intessuti e antica mobilia di cromo tubolare, e lui seppe subito che tutti gli avvertimenti ricevuti erano giustificati. Perfino l'aria che si respirava al Rospo Azzurro aveva un sapore costoso. Cominciò a dubitare che i dieci monit che gli restavano in tasca sarebbero bastati per qualcosa di più di una tazza di caffè, il che significava che il periodo di tempo che poteva fermarsi lì era drasticamente limitato, a meno di escogitare un modo di menare il can per l'aia.

— Il signore desidera? — Il capocameriere comparso da dietro una griglia ornamentale indossava una specie di uniforme di gala di cotone ritorto, tutta decorata, sopra un maglione attillato dal collo alto. I suoi occhi, azzurropallidi, lo fissarono freddamente da un volto roseo e tumido, rivelando che al suo sguardo esperto non erano sfuggite le effettive condizioni finanziarie di Peace. Quest'ultimo alzò istintivamente una mano a nascondere la lacerazione dell'uniforme di carta, ma subito si rese conto di esser partito, psicologicamente, col piede sbagliato, proprio come aveva voluto il maitre. Poi, con un gesto di ribellione, decise che un uomo che aveva respinto con successo un branco di multimasticatori inferociti non poteva farsi mettere in soggezione da un anziano cameriere, per quanto splendidamente abbigliato.

Il capocameriere si schiarì la gola. — C'è forse qualcosa che il signore desidera?

Peace assunse un'espressione di sorpresa mista a irritazione. — Cibo, beninteso. Immagino che non saranno molti quelli che vengono qui a comprare cinti erniari, non è vero? — Si guardò intorno con occhio critico. — Oppure sono entrato nel posto sbagliato?

Il volto del cameriere s'irrigidì. — La sala da pranzo principale è alla sua sinistra, signore.

— Lo so. — Peace si tolse di tasca il ranocchio di plastica azzurra e Io lanciò in aria con un colpetto delle dita. — Non si ricorda di me?

Il capocameriere scrutò il volto di Peace. — No, signore — disse, mostrandosi un po' sollevato. — Dovrei ricordarmene?

— Lasci perdere. — Celando il disappunto, Peace s'incamminò verso il ristorante. — Un tavolo per uno, vicino alla finestra.

Un cameriere più giovane, ugualmente rivestito da una lussuosa uniforme di cotone ritorto, lo scortò fino al tavolo, lo fece accomodare e gli porse il menù.

— Perché perder tempo col menù? — fece Peace, dando al cameriere una democratica gomitata. — Mi porti pure il solito.

Il cameriere ammiccò tre o quattro volte. — Il solito cosa, signore?

— Lo sa bene. — Peace gli diede un'altra volta di gomito, con più energia. — Il mio solito... quello che prendo sempre quando vengo qui.

Il cameriere si scostò fuori tiro dal gomito di Peace. — Conosco tutti i miei clienti regolari, e il signore non è uno di loro. Se il signore vorrà consultare il menù, sono sicuro...

— Non voglio consultare il menù — sibilò rabbioso Peace. — Senta, ci dev'essere qualcuno, là in cucina, che mi conosce. Gli dica che voglio il mio solito.

Perplesso, il cameriere continuò a fissare Peace per un secondo o due, poi la comprensione illuminò il suo volto.



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