Le Passioni della Mente by Stone Irving

Le Passioni della Mente by Stone Irving

autore:Stone, Irving
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Narrativa
ISBN: ISBN 88-356-0099-5
editore: Corbaccio
pubblicato: 2009-03-31T16:00:00+00:00


PARIA

1.

Jakob Freud morì nell’autunno del 1896, a ottantun anni. Già in giugno la sua salute era così scossa, in seguito a una serie di attacchi cardiaci e a disturbi della vescica, da far ritenere che non avrebbe superato l’opprimente estate viennese. Sigmund aveva preso in affitto una piccola villa a Baden per i genitori e per Dolfi, l’unica sorella che viveva ancora con loro, poiché Rosa si era sposata il mese precedente. Jakob aveva subito sentito i benefici della fresca e fragrante aria di campagna: andava in giro e passava piacevoli ore sulla terrazza d’ingresso, affacciata sulla valle verdeggiante.

«Vattene a Aussee con Martha e i bambini», aveva insistito con Sigmund. «Anche tu hai bisogno d’una vacanza in campagna. Ti do la mia parola che non mi permetterò nemmeno un’ora d’indisposizione fino al tuo ritorno».

Aveva mantenuto la promessa. Ma in questi ultimi giorni d’ottobre, mentre tutti quanti si trovavano nuovamente a Vienna, era stato colpito da paralisi intestinale e da emorragia meningea.

Sigmund e Alexander gli rimasero accanto durante la sua ultima notte. Spirò poco prima delle ventiquattro: e appena morto ebbe un aumento di temperatura che gli portò una vampata di rossore alle guance, tanto che Sigmund esclamò: «Guarda come somiglia a Garibaldi!».

In quel momento la stretta all’intestino si rilassò e il letto ne fu insudiciato. Mentre Alexander provvedeva a cambiare la biancheria, Sigmund lavò la salma. Quindi passò nella stanza attigua, dove sua madre stava aspettando. La strinse tra le braccia e la baciò.

«Papà ha avuto una morte facile», le disse con affettuosa dolcezza. «Si è comportato bravamente, da quell’uomo non comune che è sempre stato».

Ordinò un funerale molto semplice, dopo aver acquistato per la tomba un pezzo di terreno nella sezione israelita del cimitero centrale, a un quarto d’ora di cammino dal cancello d’ingresso, lungo un viale affiancato da larghe pietre tombali che recavano incisi disegni di templi ebraici. Costretto a un’imprevista attesa nella bottega del barbiere dove soleva recarsi ogni giorno, arrivò un po’ troppo tardi per il rito. Alexander e Dolfi gli rivolsero un’occhiata carica di triste rammarico. Quella notte egli sognò di trovarsi in una bottega, dov’era inchiodato a una parete un cartello con queste parole a caratteri di stampa:

SI PREGA

DI CHIUDERE GLI OCCHI

La mattina dopo, il sogno gli tornò alla mente. Riconobbe la bottega: era quella del barbiere. E così interpretò il significato della scritta: «Bisogna compiere il proprio dovere verso i morti. Io non l’avevo compiuto, e sulla mia condotta conveniva chiudere gli occhi. Il sogno rappresentava dunque uno sbocco per quel senso di colpa che la morte di una persona lascia generalmente in coloro che le sopravvivono…».

La scomparsa del padre gli inferse un doloroso colpo. «Avevo di lui un’alta stima», scrisse a Fliess, «e lo comprendevo davvero molto bene. Con quella mescolanza di profonda saggezza e di estrosa giovialità che costituiva la sua nota caratteristica, ha significato molto nella mia vita».

Il luttuoso avvenimento lo sorprendeva in un periodo in cui già si sentiva schiacciato da una sottile e insidiosa forma di violenza di cui, alcuni mesi prima, era stato a un tempo l’istigatore e la vittima.



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