Le cose della vita by Paul Guimard

Le cose della vita by Paul Guimard

autore:Paul Guimard [Guimard, Paul]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788831312868
editore: L'orma editore
pubblicato: 2021-07-14T22:00:00+00:00


Seconda parte

Questo accanimento a conoscermi, e a conoscere, avrei dovuto averlo prima. Se me ne fossi occupato per tempo, forse sarei approdato a qualcosa. […] Quanto tempo perduto, che spreco, quando credevo di averne. Ora stringe, sono gli ultimi momenti utili, e questa fretta non è affatto propizia alla ricerca.

Ionesco, Journal en miettes

L’ultima volta che sono morto, tre anni fa, dopo l’altro incidente, la tragicità del trapasso mi angosciava più di quanto non faccia oggi. Temevo soprattutto di constatare la veridicità di certi miti macabri, la perfetta coincidenza tra questi e una realtà sulla quale non avrei più potuto nutrire dubbi. Quando ho iniziato ad avvertire i primi cigolii di assi mal oliate, mi si è affacciata alla mente con una precisione spaventosa l’immagine del carretto fantasma dell’Ankou bretone, l’ultimo defunto della notte di San Silvestro, condannato per un anno intero a raccogliere le anime dei morti. Ho rivisto Louis Jouvet incitare il suo ronzino verso il corpo smembrato di Fresnay, come nel film di Duvivier. Era esattamente lo stesso rumore, quello che sentivo avvicinarsi, e ho pensato, guarda l’assurdità, Louis Jouvet in persona, beffardo e glaciale, mi sta per invitare a prendere posto sul carro. Non potevo raccontarmi che si trattasse di un incubo. Sentivo davvero, con oggettività, il gemito delle assi. Mi sapevo sveglio, lucido; solo un intervento soprannaturale avrebbe spiegato i sobbalzi di un carretto mal oliato, in quai Voltaire, all’altezza­ del quinto piano. E dunque dovevo ammettere di non stare sognando, che quel suono macabro si stava davvero facendo via via più vicino, che tra un momento Louis Jouvet mi avrebbe teso una mano minacciosa. La vita non mi è passata davanti in un istante, come si è soliti dire. Ho atteso, immobile, che mi raggiungesse e mi soffocasse l’odore mortifero del traghettatore di anime. Jouvet si è fermato davanti alla mia finestra e d’un tratto ho ricordato di essere ricoverato in una clinica di Tripoli a causa di una banale caduta dalle scale. L’arabo ignaro che si faceva tirare dal suo asino è passato senza fretta sotto il mio davanzale, portandosi dietro il rumore riconfortante dell’animale e il panico che mi atterriva. Il brutto sogno era morto e io ero tornato alla vita. Ora bisogna prepararsi all’operazione inversa.

Di solito sono sempre gli altri le vittime degli inciden­ti stradali.

Mi stanno portando all’ospedale di Laval, dove mi tratteranno come una cosa e dove forse morirò. Le persone che parlano intorno a me, non sospettando che io possa sentirle, sembrano non avere dubbi su come andrà a finire. La distanza tra me e loro è diventata abissale. Questo dottore sarà a meno di cinquanta centimetri da me, eppure si trova a miliardi di anni luce, nel mondo degli uomini in buona salute, oltre il limite dello spazio infinito spalancato da quei due secondi che mi hanno fatto uscire di strada e schiantato a terra. Per la prima volta sperimento la vera solitudine.

Il mercante di maiali aspira una vigorosa boccata dalla sigaretta. In questo momento non chiederei altro al mondo che abbandonarmi a un atto del genere.



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