La Vergine Del Sole by Bruno Tacconi

La Vergine Del Sole by Bruno Tacconi

autore:Bruno Tacconi
La lingua: ita
Format: mobi, epub
pubblicato: 2013-10-04T22:00:00+00:00


XV.

Era notte quando Husar, sorridente, portò la cena a don Pedro: carne di cervo con pepe e termiti, lumache cotte, pane di mais. Teneva in mano anche un’esile torcia che gl’illuminava i piccoli occhi a mandorla. Il simpatico indio non s’era sbagliato: lo spagnolo era tenuto in grande considerazione dal suo Signore. Che fortuna! Gli aveva permesso di sedersi davanti a lui senza isolarsi con la tenda e l’aveva lasciato parlare con una libertà mai concessa neppure al più alto dei notabili. Husar si accoccolò in un angolo e gli fece notare il fatto.

A don Pedro non parve vero di poter scambiare qualche parola perché, a parte la tragica discussione con l’inca, non ricordava che vagamente il timbro della propria voce. Come premessa gli chiese se, a suo parere, Manco sarebbe riuscito a sconfiggere gli spagnoli, ma la risposta tardò a giungere. L’indio rimase a lungo pensieroso con gli occhi fissi sulla torcia che mandava faville. Infine si limitò a mormorare che gli uomini venuti dal mare erano invincibili.

«In tal caso mi appenderà a una corda o mi terrà prigioniero in virtù della stima che ha per me?»

«Ti appenderà a una corda. È un miracolo che non l’abbia già fatto.»

«Perché?»

«La Vergine del Sole, signore. Perché hai parlato male di lei? Esse sono più sacre dell’immagine di Viracocha.»

«Sai qualcosa di questa fanciulla?»

«Nulla, signore. L’uomo-staffetta è partito velocemente.»

«Qual è la città o il villaggio più vicino?»

«Machu Picchu, ma non ci sperare, da questa valle non si esce che dal sentiero o a volo di condor.»

Don Pedro non s’era affatto illuso di poter lasciare da solo Vilcabamba. Ammesso che avesse trovato libero il sentiero, sarebbe morto di stenti. Partiti da Cajamarca, avevano attraversato monti selvaggi che offrivano solo visioni stupende: cime che perforavano il cielo, solitari guanachi immobili su spuntoni in atteggiamenti scultorei, torrenti che riempivano le valli di eterno frastuono, cascatelle che parevano fiori di schiuma. Senza una guida non sarebbe andato lontano. Dov’era poi Machu Picchu? In Perù le distanze si misuravano a decine, a centinaia di leghe.

Husar guardò sottecchi lo spagnolo che mangiava di malavoglia e poco dopo si sentì dire di portare via tutto perché non aveva fame. Giustamente lo stimò in preda a un conflitto che lo prostrava e gli disse che gli dispiaceva di saperlo nei guai: non solo lo stimava molto, ma nutriva una sincera venerazione per gli uomini venuti dal mare che non si comportavano come gli avventurieri della Conquista. Da un paio d’anni sognava poi le città castigliane di cui aveva sentito parlare durante la permanenza del suo Signore a Cuzco.

A don Pedro parve che uno spiraglio di luce filtrasse dalle tenebre che lo circondavano. Si avvicinò all’indio e gli posò una mano sulla spalla:

«Posso portarti in Spagna, Husar. Anzi, se mi aiuterai a fuggire ti prometto che non avrai...»

Husar non lo lasciò finire. Si alzò, riordinò le ciotole e rispose, guardando altrove:

«Mi hai frainteso, signore. Faccio parte della tribù dei rucana, fedeli da secoli all’inca. Tornerò domani.» E, con mossa decisa, uscì.

Per venti giorni don Pedro ammazzò il tempo a pescare e a gironzolare per la città.



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