La vendetta della legione by Massimiliano Colombo

La vendetta della legione by Massimiliano Colombo

autore:Massimiliano Colombo [Colombo, Massimiliano]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Newton Compton editori
pubblicato: 2023-06-01T06:20:21+00:00


10 In epoca romana non esisteva il detto “testa o croce” poiché è un detto tipicamente medievale. I romani usavano invece l’espressione “capita aut navia”, ossia “testa o nave”, perché la prima monetazione vera e propria aveva sul rovescio la prua di una nave.

11 Distaccamenti di legioni utilizzati come unità temporanee. Il termine vexillatio deriva dal vexillum, l’insegna recante il nome della legione madre portata dai distaccamenti.

XIV

DEVASTAZIONE

«Ma Svetonio era assente; perciò essi chiesero aiuto al procuratore Deciano; il quale mandò non più di duecento uomini senza armi adeguate».

PUBLIO CORNELIO TACITO, Annali, XIIII, 32

Strada consolare tra Londinio e Camuloduno

Territorio dei trinovanti

Giugno del 61 d.C.

«Muovetevi, maledetti imbecilli!».

Rosso d’ira in volto, il decurione Torquato aveva raggiunto il fondo della colonna e aveva preso a fustigare rabbiosamente i ritardatari con il suo legno di vite. Poi, in sella al suo baio, l’ufficiale si era di nuovo spostato in testa, asciugandosi il sudore della fronte con l’avambraccio. L’afosa giornata estiva lo irritava quasi quanto il branco di zotici che stava guidando da Londinio a Camuloduno.

Negli ultimi giorni le notizie sempre più frequenti di incursioni a nord, nel territorio degli iceni, avevano cominciato a destare una certa preoccupazione. Ad accrescere i timori si era aggiunto il fatto che alcuni esploratori ausiliari di un piccolo campo fortificato si erano imbattuti in un’immensa colonna di britanni diretta verso sud. Gli esploratori avevano parlato di molti cavalieri, ma anche di grosse mandrie e numerosi carriaggi, come se si trattasse di una vera e propria migrazione. Per completare il quadro, pareva proprio che i trinovanti avessero scatenato un’ondata di assalti a stazioni di posta e fattorie isolate, così almeno riferivano alcuni superstiti.

In pochi giorni, dunque, la situazione era parsa sfuggire a ogni controllo. Numerosi messaggeri erano scomparsi e c’erano stati attacchi un po’ ovunque sul territorio, senza uno schema preciso che permettesse di capirne il disegno. Svetonio era lontano, nel pieno della sua campagna all’isola di Mona. A nord era stata messa in allerta la VIIII Legione, ed erano stati inviati messaggi con richieste di aiuto anche al prefetto di campo della II Legione, Penio Postumo. In un clima così confuso, tuttavia, non era semplice abbandonare la propria posizione per portare aiuto ad altri, con il rischio di lasciare sguarniti gli insediamenti civili vicino alle legioni. In mezzo al marasma di notizie, allarmi e smentite, Cato Deciano aveva messo insieme duecento uomini, racimolati un po’ ovunque, da inviare a Camuloduno. L’unità, dal potenziale militare del tutto simbolico, era intesa più che altro a rassicurare gli abitanti sul fatto che il procuratore avesse a cuore la situazione della Colonia Claudia e fosse quindi pronto a mandare altri soldati. Il punto era che al momento non ce n’erano affatto, di uomini a disposizione da mandare. I duecento che stavano percorrendo la strada per Camuloduno sotto le scudisciate di Torquato erano tutto l’aiuto che la città poteva aspettarsi.

«Un ammasso di buoi dalle carni flaccide», brontolò tra sé Torquato, osservando la colonna che marciava a un passo che solo lontanamente poteva sembrare militare.



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