La finestra dei Rouet by Georges Simenon

autore:Georges Simenon [Simenon, Georges]
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
ISBN: 9788845923975
editore: Adelphi - Biblioteca Adelphi 543
pubblicato: 2008-12-31T23:00:00+00:00

PARTE SECONDA

1

Sul rond-point des Champs-Elysées, all’angolo con rue Montaigne, vi era una confetteria-cioccolateria. L’esterno era interamente rivestito di marmo nero, liscio, come una tomba; vi si aprivano tre vetrine senza cornice, in cui, sul velluto bianco, erano esposte solo un paio di scatole di caramelle o di cioccolatini, sempre le stesse, lilla e argento.

Poi più nulla, la rue Montaigne diventava una sorta di canale che brillava sotto la pioggia, tra i muri neri delle case. Non c’era nessuno, non c’era niente, eccetto, in primo piano, un carretto a mano con le stanghe in aria che si rifletteva nello specchio bagnato dell’asfalto e, in lontananza, quasi all’altezza di faubourg Saint-Honoré, il retro violaceo di un taxi in sosta.

In quel momento l’acqua cadeva con un fruscio continuo; grosse gocce si staccavano dai cornicioni; di tanto in tanto le grondaie traboccavano sul marciapiede, e gli androni dei palazzi esalavano folate gelide.

Per Dominique, rue Montaigne aveva e avrebbe sempre avuto un odore di ombrello, di gabardine blu umida di pioggia; avrebbe sempre visto se stessa allo stesso posto, sul marciapiede di sinistra, a cinquanta metri dal rond-point, davanti a un’angusta vetrina - l’unica della strada, a parte la confetteria all’angolo - piena di gomitoli di lana.

Ridevano di lei, lo sapeva, del resto non cercavano di nasconderlo. Ogni tanto alzava quel suo viso dal naso un po’ troppo lungo, un po’ storto, e gettava uno sguardo tranquillo verso le finestre a mezzaluna del piano rialzato del 27.

Erano da poco suonate le quattro di un pomeriggio di novembre. Non faceva ancora buio. Ma non era nemmeno un vero crepuscolo. Semplicemente il grigiore che aveva dominato la giornata si stava facendo più spesso, più cupo; il cielo, in alto, conservava ancora un debole chiarore; qua e là nelle case avevano acceso le luci; due lampade illuminavano il piano rialzato con le finestre a mezzaluna, dove venti o venticinque ragazze, forse di più, tutte fra i quindici e i vent’anni, tutte in camice grigio, lavoravano il cartone, incollando, piegando e passandosi le scatole di mano in mano da un capo all’altro di due lunghi tavoli; ogni tanto si voltavano verso la strada e scoppiavano a ridere additandosi l’un l’altra la sagoma di Dominique sotto l’ombrello.

Era la quarta, anzi la quinta volta che stava ad aspettare così, e difficilmente qualcuno avrebbe potuto credere che in realtà non aspettava nessuno. Le ragazze, nel vederla rimanersene lì per un quarto d’ora, mezz’ora, e poi allontanarsi da sola, pensavano di certo che lui non fosse venuto, che non fosse né mai sarebbe venuto, e quell’idea le divertiva.

Oggi, mentre attraversava il rond-point, alla vista di quella rue Montaigne così fredda e umida che sembrava sciogliersi goccia a goccia, Dominique aveva avuto il presentimento che fosse finita. Ora ne era quasi certa. Chissà se l’aveva capito anche Antoinette... Perché si aggrappava alla speranza, quando erano già le quattro e venti?

Come le ultime volte, Dominique si era preparata per prima. Non temeva più di essere ridicola. Stava in piedi, in casa, con indosso il tailleur

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