Il tempo degli imprevisti by Helena Janeczek

Il tempo degli imprevisti by Helena Janeczek

autore:Helena Janeczek [Janeczek, Helena]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788823534780
editore: © 2024 Ugo Guanda Editore S.r.l., Gruppo editoriale Mauri Spagnol
pubblicato: 2024-04-18T22:00:00+00:00


Da allora so dove abiti. Conosco la tua camera, ti vedo la mattina quando apri la finestra e la richiudi la sera. Stai lì, guardi fuori e non cerchi più la terraferma, non ti impressiona più che oltre alla Punta della Dogana c’è solo acqua e barche di ogni misura e ancora acqua. Lo sai, a volte dimentichi di accostare le imposte quando ti vesti. Ma non fa niente, stai in un vicolo cieco, quattro casette e una stanza solo per te, in cima, dove la vista è migliore. Da piccola, dovendo indossare un regalo della signora, un abitino da ricca, tenevi la testa alta per non mostrare la vergogna delle ginocchia poco coperte. Sei molto cambiata, canticchi nuove arie quando ti svegli di buon umore, controlli il tempo, vuoi fare cose belle. Anch’io controllo come si presenta la giornata ai tuoi occhi celesti. Lo sai, quando sei sola, diventano liquidi o melmosi e, ogni tanto, di ghiaccio. Con quanta avidità tiri dentro l’aria che da bambina ti dava la nausea, con quanta impazienza conti i colpi di spazzola e ti rifai le trecce. Precisa, rapida, a volte impietosa, ma appena ti lavi la faccia si è purificato anche il tuo sguardo. Rinfili sotto il cuscino la camicia da notte, rincalzi le coperte e sei pronta. Vuoi uscire, vuoi sempre uscire. Ma poi metti su la faccia della bambola Lenci e scendi puntuale come un soldatino di piombo. Conosco i tuoi orari. Prima la colazione, poi la passeggiata. O perlomeno la spesa che si fa tutti i giorni. Un bacetto e sei oltre la soglia, dai il braccio al signore, lui alto, barbuto, imponente; tu, cresciuta in bellezza e in altezza, standogli attaccata come una cagnetta al pastore, un’anima devota al padre eterno. È un uomo importante anche in questa città senza automobili, venerato da molti. Non così tanto da poter decidere sempre chi vuole incontrare il tal giorno alla tal ora, ma a sufficienza per stabilire le regole dei tempi normali. Conosco i vostri orari – quelli buoni, quelli cattivi, quelli morti – e anch’io mi regolo di conseguenza. Il pomeriggio, quando la signora riattacca il violino, lui esce e va nel suo studio e tu sparisci di sopra per tutto il tempo in cui è vietato fare rumore. Per me è il momento ideale. Posso girare dal salotto alla cucina prima di andarmene come sono venuto. Piano pianissimo senza toccare nient’altro della borsetta appesa all’attaccapanni all’ingresso. Se non si trovava lì, il portamonete, continuavo a cercarlo con calma. Da voi è strapieno di libri e di carte, bisogna fare molta attenzione, anche se la signora non si muove dal secondo piano e suonando non sente. Ma vai a sapere quando si interrompe, chi può dirlo con una violinista così brava che certo non merita uno al piano di sotto a con are quanto può prenderle senza che se ne accorga. Mi dispiace, vi credevo più ricchi. Però mi spiacerebbe ancora di più se quel violino non vi portasse



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