Il popolo delle tenebre by HILLERMAN Tony

Il popolo delle tenebre by HILLERMAN Tony

autore:HILLERMAN Tony
La lingua: ita
Format: mobi
editore: Arnoldo Mondadori Editore
pubblicato: 1982-02-10T23:00:00+00:00


16

Dopo che Martin se ne fu andato, Chee passò un quarto d'ora al telefono. Si fece dare dall'ufficio informazioni il numero di Mary Landon, ma quando lo chiamò non gli rispose nessuno. Ricordò allora che era giorno di lavoro e chiamò la scuola. Gli risposero che lei era in permesso. Chiamò il suo ufficio, spiegò la situazione e pregò l'agente Dodge di trovare Mary e di fare quanto poteva per proteggerla. In quel momento arrivò il medico, un giovanotto coi capelli rossi e le lentiggini. Ispezionò le sue costole, rifece la fasciatura, consigliò: — Prendetevela calma — e uscì. Venne quindi l'infermiera, gli mise il termometro, gli diede due pillole badando che le prendesse, poi disse: — Questa non è una stazione di polizia. Dovete riposare — e se ne andò.

Chee si sistemò sui cuscini e pensò a Mary, alla religione del peyote, alla cassetta di B. J. Vines e alle stranezze dei bianchi finché non scivolò in un sopore inquieto. Quando si svegliò era tardo pomeriggio. Il sole stava per tramontare e Mary gli sedeva accanto.

— Salve — gli disse. — Come ti senti?

— Benissimo. — Si sentiva davvero benissimo e molto sollevato.

— Che paura mi avevi fatto! Credevo proprio che fossi morto. Avevo fermato un camion, e il guidatore mi ha mandato quel poliziotto. Ma quando siamo tornati dov'eri tu… — Fece una smorfia. — Parevi davvero morto.

Lui le riferì quanto aveva saputo dell'uomo biondo. — Vedi in che situazione ci troviamo? Lui potrebbe decidere di levarci di mezzo, tutt'e due.

Proprio mentre le stava pronunciando, quelle parole gli sembrarono melodrammatiche. In quella stanza tranquilla e asettica l'idea che qualcuno volesse uccidere Jim Chee e Mary Landon sembrava sciocca.

— Non credi che la sua idea principale sia di scappare il più lontano possibile? — chiese lei. — Al posto suo, io farei così.

— Ma tu non sei un assassino di professione.

— Se questo vuole essere un giudizio sulla mia mira, ti ricorderò che sei stato tu a mettere il fucile fuori uso.

— Sii seria. Quell'uomo ammazza per mestiere.

Il sorriso si cancellò dalle labbra di Mary. — Lo so. Ma che possiamo fare? E come aver paura di esser colpiti dal fulmine. Non si può andare in giro evitando continuamente le nuvole.

— Sì, ma si può evitare di mettersi sotto un albero quando piove — fece lui. — Perché non prendi un permesso e vai a far visita a qualcuno, possibilmente lontano, senza dire a nessuno dove vai?

Mary fece una faccia scettica. — È questo che farai anche tu?

— Se potessi. Ma io sono un poliziotto e questa faccenda mi riguarda.

— Neanche per sogno. Non rientra neppure nella tua giurisdizione, me l'hai detto proprio tu. È un affare dell'FBI o dello sceriffo.

— Legalmente sì. Ma questa costola rotta mi conferisce un interesse speciale. E poi, sono un testimone oculare.

— Anch'io — disse Mary.

Continuarono a bisticciare per un po', leggermente imbarazzati, non ancora ben sicuri del rapporto che si era stabilito fra loro.

Mary cambiò discorso e parlarono dei visitatori che lui aveva ricevuti, dello sceriffo Sena e della sua ossessione con la disgrazia del pozzo esploso.



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