Il faro straordinario by Deborah Epifani

Il faro straordinario by Deborah Epifani

autore:Deborah Epifani [Epifani, Deborah]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Giunti
pubblicato: 2024-02-14T10:11:33+00:00


Capitolo 1

Ciò che stavo guardando da alcuni minuti, intontita, era un soffitto. Be’, nulla da ridire.

Solo che non era il mio soffitto. Questo aveva il colore della zuppa di cavoli e mi fece salire la nausea.

A quanto pareva ero sdraiata su uno scomodissimo letto d’ospedale. Mi voltai e vidi zio Nicola seduto su una sedia. Ronfava della grossa, la testa riversa all’indietro e la bocca spalancata. Mi chiesi cosa diamine fosse successo. Poi mi resi conto che il principe Calaf della Turandot mi aveva raggiunta perfino in ospedale.

Nessun dorma! Nessun dorma… cantava a bassissimo volume dal cellulare di mio zio.

«Non ci credo, anche qui...» borbottai.

Provai a puntellarmi per mettermi seduta, ma la testa prese a girarmi come una trottola e dovetti ributtarmi sul cuscino.

Che male!

Mi tastai la fronte e scoprii di avere un bernoccolo gigantesco.

Zio Nicola si svegliò di colpo. Sobbalzò sulla sedia come una molla. Poi mi mise a fuoco, si chinò su di me e mi scrutò per bene. «Tesoro, sei sveglia!» esultò con la voce rauca. Aveva gli occhi cerchiati, l’aria distrutta e i capelli per aria. Mi sorrise, ma era un sorriso preoccupato.

«Che cosa è successo?» domandai.

«Hai battuto la testa... pare che tu sia rimasta svenuta per un po’. Come ti senti?»

«Come una che ha il Monte Bianco sulla fronte».

Zio Nicola ridacchiò. «Quindi bello alto! Be’, almeno non ti manca l’umorismo. E in fin dei conti geografia l’hai studiata» aggiunse, scostandomi una ciocca di capelli dal viso.

«Sì, ma... come ci sono finita qui? Perché ho un bernoccolo sulla fronte?»

Lo zio si fece serio. «Non ti ricordi?»

Ci pensai su, ma era tutto molto confuso. Scossi la testa e subito mi pentii di averlo fatto.

Zio Nicola mi guardò con apprensione. «Ma almeno ricordi di essere stata al faro?»

Sì, questo lo ricordavo, ma non ricordavo il dopo, come mi ero fatta male. La mia memoria arrivava fino a quando avevo scoperto che il faro era tornato freddo e buio. Un posto abbandonato, spento. E ricordavo la voragine, che era ricomparsa nel pavimento dell’atrio, la paura che mi aveva afferrata alla gola, la terribile sensazione che tutto il mondo fosse sprofondato per sempre nella tristezza.

Poi basta. I miei ricordi finivano lì.

Adesso però avevo un altro problema: lo zio sapeva che gli avevo disubbidito. Come potevo spiegargli le cose incredibili che avevo vissuto insieme a Malù? Come potevo parlargli di lui, di ciò che era in grado di fare, quando neppure io sapevo esattamente chi fosse o come ci riuscisse?

Aprii la bocca e la richiusi senza dire una parola. Mi sentivo vuota e molto più sola di prima.

Zio Nicola mi strinse la mano. «Quando ho visto che non tornavi a casa, ti ho cercata dappertutto» mi spiegò dolcemente. «Sapessi la paura. Alla fine ti ho trovata svenuta nel piazzale del faro. Stavi lì, riversa a terra, con lo zaino e tutto quanto, e...» Prima di continuare, prese un respiro tremolante che mi fece sentire ancora più in colpa. «Ho pensato di tutto! Ma che ci sei andata a fare lì, lo sai che è pericoloso.



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