I segreti della comunicazione efficace by Gerardo Magro

I segreti della comunicazione efficace by Gerardo Magro

autore:Gerardo Magro [Magro, Gerardo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Sonzogno
pubblicato: 2024-02-24T09:14:42+00:00


La morte dell’empatia

Purtroppo, oggi la vera opinione di Darwin sull’argomento è sconosciuta ai più, in larga misura a causa di persone come Herbert Spencer, il quale ha introdotto il concetto della «sopravvivenza del più forte» – un’espressione, peraltro, mai usata dal buon Charles. Spencer non considerava la natura sociale dell’essere umano come meccanismo di sopravvivenza; pensava che rappresentasse piuttosto uno stato di competizione fra specie animali. Da allora, abbiamo continuato a focalizzarci sull’individuo. Roman Krznaric, filosofo e scrittore, ha osservato come il mercato contemporaneo dell’autoaiuto sia quasi esclusivamente basato sul principio che il modo migliore per conoscersi sia concentrarsi su se stessi, sulle proprie emozioni. Questa idea, ormai, è diventata talmente comune che non riusciamo a capire perché sia sbagliata. Ma lo è, perché non prende in considerazione il fattore più importante per essere felici: le altre persone e le esperienze condivise. Alla fine, sebbene abbiamo passato un secolo a guardarci dentro spronati da libri di self-help e discorsi motivazionali, non ne siamo usciti più felici; anzi, sentiamo che ci manca qualcosa – o meglio, qualcuno.

La ricerca sui neuroni specchio (se ti serve un ripasso, torna al secondo capitolo) produce una serie sempre più corposa di evidenze scientifiche a riprova del fatto che siamo incondizionatamente connessi gli uni con gli altri. Christian Keysers, uno dei ricercatori più importanti in questo campo, ha dichiarato: «Siamo animali sociali, molto più di quanto potessimo sospettare anche solo dieci anni fa.»

Dunque, l’empatia fa parte della struttura di base del nostro cervello. L’economista Richard Layard afferma che tutti dovremmo cercare di sviluppare il nostro «primordiale istinto di empatia», perché «preoccuparsi delle altre persone, più che di noi stessi, ci rende statisticamente più felici». E la scienza gli dà ragione.

Nonostante questo, da quando Spencer ha dato un’interpretazione sbagliata di Darwin, la cultura occidentale si è ostinata a promuovere l’individuo prima del gruppo. Se studi economia o filosofia morale, ti accorgerai che la maggior parte dei ragionamenti è basata sull’idea che l’essere umano agisce secondo i principi dell’interesse personale. Krznaric fa presente che lo stesso schema narrativo, quello in cui i conflitti avvengono fra entità che perseguono i propri fini (che si tratti di nazioni o aziende), viene riproposto anche dai telegiornali. Persino i videogiochi sviluppati in Occidente negli ultimi decenni hanno una vocazione individualista: che sia Deus Ex o Tomb Raider, l’obiettivo è sempre quello di sparare addosso agli altri, vestendo i panni di un eroe o un’eroina che sistemano una situazione sterminando tutti, prima di risolvere (rigorosamente da soli) un indovinello di logica. Così, per tantissimi anni, ovunque guardassimo venivamo condizionati da una cultura individualistica, conflittuale e darwinista (nel senso peggiore del termine).

Di certo, il fatto che oggi la stragrande maggioranza delle comunicazioni avvenga per via elettronica non aiuta affatto. C’è una bella differenza tra l’esprimere empatia via messaggio o di persona.

Ma c’è una luce in fondo al tunnel, e si trova nei luoghi più inaspettati. Su YouTube, per esempio, dove ci sono centinaia di video in cui le persone compiono buone azioni senza aspettarsi nulla in cambio.



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