Gli altri by Georges Simenon

Gli altri by Georges Simenon

autore:Georges Simenon [Simenon, Georges]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Adelphi
pubblicato: 2023-11-06T23:00:00+00:00


5

Stesso giorno

Ho cenato da solo e Adèle mi ha servito con la solita naturalezza, come se nel pomeriggio non fosse successo niente. Non ho neppure allungato la mano per sfiorarle le natiche sode. Innanzitutto, mia moglie poteva rientrare da un momento all’altro, perché è impossibile prevedere quando finiscono le domeniche di Parantray. E poi me n’era passata la voglia. In fondo, non avevo avuto quello che volevo?

In qualunque altro giorno sarei sprofondato in poltrona con un libro, assaporando la pace che mi circondava, mentre in città tanta gente si agitava, andava di qua e di là nonostante il brutto tempo. Ma ormai dal mattino ero stato strappato alla mia solitudine, e avevo improvvisamente bisogno di contatti, bisogno di sapere, almeno, quello che altri facevano alla stessa ora.

Ho telefonato a casa di mio cugino Floriau, dove mi ha risposto Monique. Dalla voce, dal modo in cui sceglieva le parole, ho avuto subito l’impressione che fosse avvilita, preoccupata.

«Non c’è tuo marito?».

«Non lo vedo da stamattina. L’ho sentito solo al telefono».

«Ha assistito all’autopsia?».

«Sì. È come pensavamo: zio Antoine ha ingerito più di venti compresse di barbiturico. In compenso, benché fosse in cura da tanto tempo per una cardiopatia, hanno trovato il cuore in ottimo stato per un uomo della sua età. Avrebbe potuto vivere altri dieci anni».

«E Colette?».

È stato soprattutto a quel punto che la voce è diventata più sorda e incerta.

«Pare che improvvisamente si sia mostrata tranquilla e ragionevole. Ma non vuole saperne di restare in clinica. Lo psichiatra, che è un amico di Jean, non ha modo di imporsi perché, visto il suo stato attuale, non può trattenerla con la forza. E non può neppure, senza la sua autorizzazione, sottoporla a una terapia che altererebbe la sua lucidità. È furba!».

C’era amarezza in quella Monique sempre così serena da rappresentare il modello della brava moglie, della brava madre e della brava padrona di casa. Intuiva forse che qualcosa minacciava il suo matrimonio?

«Dunque sta per tornare a casa?».

«Forse in questo momento ci è già tornata. Jean non crede a questa sua apparente tranquillità. Le ha trovato due infermiere che si daranno il cambio in quai Notre-Dame. Ma mi chiedo se lei lo lascerà andar via...».

In quel momento è rientrata Irène, imbronciata, aggressiva, e io ho subito riattaccato.

«Allora? La famosa eredità? Va agli Huet o no?».

«Il testamento verrà aperto solo dopo il funerale».

Ha buttato la pelliccia su una poltrona e si è lasciata cadere in un’altra, con i piedi davanti al fuoco.

«Be’, io, che passo per essere una donna interessata, troverei francamente disgustoso che andasse a noi, questa eredità di cui si fa da sempre un gran parlare. Pazza o no, isterica o no, Colette ha dato a quell’uomo gli anni più belli della sua vita e non vedo perché dobbiate essere voi Huet a ereditare...».

Ho lasciato perdere. Non le ho chiesto che cosa l’avesse messa di cattivo umore. È andata a infilarsi la vestaglia. Abbiamo letto per un po’, ciascuno seduto per conto suo, lei una rivista, io un libro di memorie, e siamo andati a letto verso le undici.



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