Flatlandia by Edwin A. Abbott

Flatlandia by Edwin A. Abbott

autore:Edwin A. Abbott
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
ISBN: 9788845909825
editore: Adelphi
pubblicato: 1884-01-22T23:00:00+00:00


PARTE II

ALTRI MONDI

«O nuovi e arditi mondi, Patria di tali genti!».

§ 13. Com'ebbi una visione della Linelandia

Era il penultimo giorno dell'anno millenovecentonovantanovesimo della nostra èra, e il primo giorno della Lunga Vacanza. Essendomi ricreato fino a tarda ora con la Geometria, mio passatempo favorito, mi ero ritirato a riposare con in mente un problema non risolto. Nella notte feci un sogno.

Mi vidi davanti una vasta moltitudine di piccole Linee Rette (che, com'era naturale, presi per Donne), mescolate ad altri Esseri ancora più piccoli e della natura di punti luminosi, che si muovevano tutti avanti e indietro lungo un'unica Linea Retta, e, per quanto potei giudicare, con la stessa velocità.

A intervalli, mentre si muovevano, emettevano un suono confuso simile a un cinguettio o a un frinire molteplice, poi interrompevano ogni moto, e allora tutto era silenzio.

Avvicinandomi a una delle più grandi di quelle che credevo essere Donne, l'apostrofai, ma non ricevetti risposta. Un secondo e un terzo appello rimasero parimenti vani. Perdendo la pazienza davanti a quella che mi pareva villania intollerabile, mi misi con la bocca proprio davanti alla bocca di lei, in modo da impedirle di muoversi, e ripetei la mia domanda ad alta voce: «Donna, che significa questa folla, e questo cinguettio strano e confuso, e questo monotono movimento avanti e indietro, sempre lungo la stessa Linea Retta?».

«Non sono una Donna» rispose la piccola Linea. «Io sono il Re del Mondo. Tu piuttosto, intruso, come hai fatto a penetrare in Linelandia, mio Regno?». A questa secca risposta, replicai chiedendo scusa se avevo allarmato o molestato in alcun modo Sua Maestà; e dichiarandomi straniero supplicai il Re di darmi qualche informazione sui suoi domìni. Ma per ottenere delle spiegazioni sui punti che più m'interessavano incontrai la massima difficoltà; perché il Monarca non riusciva a non dare sempre per scontato che qualunque cosa fosse familiare a lui lo dovesse essere anche a me, e che io simulassi l'ignoranza per prendermi gioco di lui. Tuttavia, a forza di insistere nelle domande, ne estrassi i fatti seguenti.

Pareva che questo povero, ignorante Monarca - come chiamava se stesso - fosse convinto che la Linea Retta, che chiamava il suo Regno, e nella quale passava la sua esistenza, costituisse il mondo intiero, anzi tutto lo Spazio. Non potendo muoversi né vedere se non lungo la sua Linea Retta, non concepiva nient'altro all'infuori di essa. Benché avesse udito la mia voce quando lo avevo apostrofato la prima volta, i suoni lo avevano raggiunto in modo così contrario alla sua esperienza che non aveva risposto, «non vedendo nessuno,» come si espresse «e sentendo una voce proveniente, per così dire, dalle mie viscere». Fino al momento in cui avevo messo la bocca nel suo Mondo, non mi aveva visto, né aveva sentito altro che dei suoni confusi che battevano contro quello che io chiamavo il suo lato, ma che egli chiamava il suo interno o stomaco; né aveva, neanche adesso, la minima idea della regione donde provenivo. Fuori del suo Mondo, o Linea, per lui c'era il



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