Cento scalini di buio. Romanzo by Bruno Modugno

Cento scalini di buio. Romanzo by Bruno Modugno

autore:Bruno Modugno [Modugno, Bruno]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Narrativa
ISBN: 2560021235990
Google: xXuQQAAACAAJ
editore: Rusconi
pubblicato: 1979-06-15T00:00:00+00:00


6.

Dopo qualche giorno, Agostinella fu portata al Castello. L’accompagnavano la madre e un paio di donnette che non vollero perdersi l’occasione di essere testimoni del grande evento: ma sulla porta vennero fermate e costrette a tornarsene indietro a covare la loro invidia.

Nessuno aveva chiesto alla ragazza che cosa ne pensasse, certi che l’abitudine all’obbedienza avrebbe reso superfluo il suo consenso. E in effetti Agostinella non disse né sì né no, e lasciò che tutto accadesse così come gli altri avevano stabilito per lei.

Fu lo stesso ministro ad accompagnarle nella stanza che le era stata destinata, e subito le lasciò sole. La madre fece il giro delle pareti e quasi saltellava dalla gioia.

“Ma guarda che meraviglia!”

Si buttò a sedere sul letto che rispose con un cigolante movimento di molle. La donna si sdraiò e cominciò a muoversi in su e in giù ammiccando.

“Devi essere sempre docile e obbediente come sei stata a casa. È vecchio, ma è generoso. Vorrei essere io, al posto tuo!” E continuò: “Vieni qui, povera figlia mia, ché ti devo insegnare tutte le cose che possono rendere felice un uomo, specie se vecchio”.

La ragazza stava lì stupita e un po’ spaventata davanti alla donna, che con mimica rozza, ma appassionata, descriveva tutto quello che una brava amante avrebbe dovuto sapere.

“E poi lo zenzero, figlia mia. E le coppiòle, le uova e le olive. Il cinghiale infoca, dagliene poco, perché fa come il vino. Se è poco dà la fantasia, se è troppo, appesantisce la testa e il ventre. Sedano, fagioli e cicoria amara. Tutta roba che pulisce il sangue e lo fa correre veloce. Il caldo aiuta e il freddo ammazza. Sii brava e fedele, ma ogni tanto fagli credere che pensi a qualcuno. La gelosia accende la voglia e fa l’uomo più forte.”

La ragazza si vergognava un po’. Era la prima volta che la madre le parlava in quel modo.

“E quando ti sta sopra, muoviti e parla. Digli che ti piace, digli che è bello e forte. E toccati, e muovi la lingua. Presto sarai gravida, se Dio vuole, ma lui camperà poco, e tuo figlio sarà il padrone.”

La guardò con gli occhi lucidi. Poi continuò:

“Se ti viene la tristezza, guarda dalla finestra: si vede il tetto di casa tua.”

Quando la ragazza rimase sola, pianse. Non per paura o nostalgia, ma perché le sembrava di non essere più lei, di essere nata un’altra volta a una nuova vita.

Con gli uomini non c’era mai stata e se era successo qualche cosa in campagna o nel buio della cucina del Castello, quando ce la chiamavano per i mestieri, tutto si era fermato a rapide baruffe sotto le gonne. Ma in fretta e senza gioia, mentre lei diceva no no e con le mani cercava di liberarsi dalle intrusioni.

Venne la moglie del ministro e le spiegò come, da quel momento in poi, sarebbe stata la sua vita. Avrebbe dovuto lavorare anche lei, come tutte le donne del Castello. Non cose pesanti, come lavare la biancheria, cucinare, o rassettare le stanze.



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