Caduto fuori dal tempo by David Grossman

autore:David Grossman
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
ISBN: 9788852030659
editore: Mondadori
pubblicato: 2012-11-02T23:00:00+00:00

LEVATRICE:

Ero alla finestra

di casa mia

di notte,

sola,

sempre più debole. Come

in un sogno ho sentito

una vo-vo-voce

lontana che parlava

all’improvviso nella mia lingua: solo questo,

solo così saprò

oggi, figlia mia, esserti

padre.

Lo sape-pevo: era

il segnale per u-u-uscire

di casa, mi sono diretta

verso le colline, ho chiuso

gli occhi, ho spento

lo sguardo, ho lasciato che il fulgore

mi avvolgesse.

Solo così

saprò oggi

esserti

padre – ho allungato il passo,

sono corsa da lui,

dall’uomo

pe-pesante,

massiccio, lento,

che d’un tratto

parlava

la mia lingua.

SCRIBA DELLE CRONACHE CITTADINE: Camminano sulle colline e io li seguo. Instancabile faccio la spola tra loro e la città. Gemono, cadono, si rialzano, si aggrappano gli uni agli altri, sostengono i dormienti, cadono loro stessi in preda al sonno, di notte, di giorno, girano intorno alla città, infaticabili, con la pioggia e il freddo o sotto un sole rovente. Chissà fino a quando cammineranno e cosa accadrà quando si riscuoteranno dalla loro follia. Il Duca, per esempio, chi lo avrebbe mai detto, cammina a fianco della riparatrice di reti e capita che anche intorno a lui si avviluppino reti svolazzanti. E il vecchio maestro, con la sua sottile aureola di capelli candidi, procede veloce, come sua abitudine, saltellando da un piede all’altro e girando la testa curioso di qua e di là anche nel sonno. E il ciabattino e la levatrice camminano tenendosi per mano, entrambi con gli occhi chiusi con forza, come per una decisione ostinata. E in fondo alla piccola carovana mia moglie si trascina con gambe pesanti e il fiato corto, la testa china sul petto, e nessuno che le tiene la mano.

DUCA:

Mentre cammino nel dormiveglia,

in un frammento di sogno mi balena un’immagine:

una terra desolata, sterile; nebbia

e vento gelido, e un lamento

che si diffonde

nel deserto...

LEVATRICE:

E laggiù il pro-profilo

tondeggiante di una rupe,

roccioso, levigato,

e nel sogno, o nel do-dormiveglia,

dico a me stessa:

gua-guarda, donna,

eccola, è tutta qui,

la soluzione del grande, sacro

enigma,

più di questo

non c’è,

più di questo

non c’è.

CIABATTINO:

Un monte-cervello,

arido,

terribile a vedersi,

che pulsa forse

una volta

ogni mille

anni...

MOGLIE DELLO SCRIBA DELLE CRONACHE CITTADINE:

È il cervello dell’universo,

freddo, gelido.

E quello,

il gemito,

non proviene

da lì. Lì c’è il vuoto,

un vuoto

muto e sordo

e indifferente,

e non vi sono

lamenti,

né pensieri,

e non vi è

risposta né

amore...

DUCA:

Tu, prendi

una zappa e scava un solco,

pianta un cuscino e una lampada

e una lettera, e il ritratto di un viso

amato, e magari una teiera, e calze

pesanti, e guanti e uno zainetto, e

una matita o un pennello, perché no, e un libro o

due, e un buon paio di occhiali

per poter

vedere da vicino

e da lontano.

SCRIBA DELLE CRONACHE CITTADINE: Raccontami del cavallino di legno.

CENTAURO: Ancora tu? Ma non taci mai?

SCRIBA DELLE CRONACHE CITTADINE: Raccontami del pallone, del cappello da cow-boy. Dei compleanni raccontami, della bacchetta magica, dell’aquilone blu...

CENTAURO: Tu mi tormenti.

SCRIBA DELLE CRONACHE CITTADINE: Della nave giocattolo raccontami.

CENTAURO: Ciarpame! Vuoti gusci di ricordi!

SCRIBA DELLE CRONACHE CITTADINE: Racconta almeno qualcosa della culla.

CENTAURO: Oppure, tanto per cambiare, dimmi tu qualcosa di te. Sono settimane che vieni qui dieci volte al giorno e fai domande e mi rivolti come un guanto mentre tu... niente! Un impiegato! Che esegue ordini! E si nasconde dietro un editto ducale che qualsiasi idiota potrebbe vedere a occhio nudo che è un falso, con quel ridicolo schizzo del Duca con tanto di corona.

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