Bruto by Martin L. Clarke

Bruto by Martin L. Clarke

autore:Martin L. Clarke
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Saggistica umanistica
ISBN: 88-356-0099-5
editore: Bompiani
pubblicato: 1984-02-29T16:00:00+00:00


VII.

L’ETÀ DELLA RAGIONE

Era opinione del filosofo inglese Thomas Hobbes che fosse proprio la lettura degli autori antichi a poter favorire la ribellione contro la monarchia. “È per la lettura di tali libri,” scriveva nel Leviatano, “che gli uomini hanno accettato di uccidere il loro re, perché gli scrittori greci e latini, nei loro libri e nei loro discorsi politici, rendono legittimo e lodevole per qualsiasi uomo l’agire in tal modo purché egli, prima di agire, lo chiami tiranno.” In un altro passo della sua opera Hobbes sostiene che dalla lettura dei classici “gli uomini hanno acquistato fin dalla fanciullezza (sotto una falsa apparenza di libertà) l’abito di favorire tumulti e di censurare arbitrariamente le azioni dei loro sovrani, e inoltre di censurare quei censori con tanta effusione di sangue che io penso di poter dire veramente che non è mai stato pagato niente così a caro prezzo come è stato pagato in questa parte occidentale del mondo l’apprendimento della lingua greca e latina.”{254}

Il Leviatano fu pubblicato poco dopo l’eliminazione del sovrano inglese da parte dei suoi sudditi; ciò era avvenuto non per un efferato assassinio, ma dopo quello che intendeva essere un regolare processo. Se Hobbes riteneva che questo gesto fosse imputabile alle suggestioni dei classici si ingannava; Carlo I fu effettivamente accusato di essere un tiranno, termine questo mutuato dall’antichità, ma quelli che si ribellarono contro di lui, condannandolo a morte, non sembrarono risentire molto l’influenza delle dottrine classiche e dei precedenti antichi: erano convinti di compiere la volontà di Dio e i loro sostenitori si richiamarono probabilmente più alla sorte di Eglon che a quella di Cesare. Il più illustre di essi, John Milton, per quanto dotato di una solida cultura classica, nel saggio Tenure of Kings and Magistrates - composto subito dopo l’esecuzione di Carlo I, in cui dimostra che “è legittimo… chiedere conto a un tiranno o a un re ingiusto delle sue malefatte e, dopo la condanna che gli spetta, destituirlo e metterlo a morte” - accenna soltanto di sfuggita ai greci e ai romani, “per timore dell’obiezione che erano pagani”. Nonostante le sue simpatie repubblicane, nemmeno Milton esprime un’approvazione incondizionata dell’assassinio di Cesare; nella prima Difesa contro Salmasio osserva che Cesare fu ucciso in quanto tiranno, che i cesaricidi furono gli uomini più nobili del loro tempo, che il loro gesto aveva ricevuto grandi lodi da Cicerone, ma “avrei potuto desiderare che quegli, per quanto tiranno, potesse essere risparmiato”. Nella sua raccolta di pensieri accenna all’ “errore di Bruto e Cassio che si sentirono disposti a liberare la patria, ma non tennero conto che la patria non era ancora matura per essere libera”.{255} Le idee repubblicane dell’età classica esercitarono scarsa influenza sui partigiani del parlamento, eccezion fatta per Algernon Sidney, giudicato emulo di Bruto, che James Thomson, nel poemetto le Stagioni, definì “il Bruto britannico” (o “Cassio” nelle edizioni più recenti).

Di nobile spirito, istintivamente coraggioso,

infiammato dall’esempio degli antichi all’ardente amore

dell’antica libertà.{256}

Nei Discourses concerning Government, Sidney fa un accenno a Giulio Cesare, considerato uno di



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