Bagliore bretone by Jean-Luc Bannalec

Bagliore bretone by Jean-Luc Bannalec

autore:Jean-Luc Bannalec [Bannalec, Jean-Luc]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Beat


Venerdí

Erano le 6.17 del mattino.

Claire e Dupin si erano buttati sul letto, stanchi e felici, a mezzanotte e mezzo. Lui era caduto immediatamente in un sonno profondo – fra tutto, avevano bevuto quasi tre bottiglie di Quincy, piú un paio di Fine Bretagne e di Elixir d’Armorique –, ma si era svegliato alle tre, rigirandosi senza pace. Verso le cinque aveva pensato di alzarsi, poi si era riaddormentato.

Vaghi rumori lo avevano nuovamente svegliato.

Si alzò a sedere nel letto e cercò di orientarsi. L’alba si stava lentamente insinuando.

Un bussare cauto alla porta. Molto chiaro. Dupin credette di sentire un «Ehi, ehi?» soffocato.

Di nuovo.

Stava sognando?

«Commissario!» Molto piú forte.

Non era un sogno. Dupin riconobbe la voce di Bellet.

Si alzò con cautela dal letto e attraversò la stanza in punta di piedi. Claire si mosse leggermente.

Sperava solo che Bellet avesse un buon motivo per disturbarli cosí presto al mattino.

Aprí la porta di uno spiraglio sul corridoio buio. Bellet era stato almeno abbastanza attento da non accendere la luce.

«Cosa c’è di cosí urgente?» grugní Dupin a bassa voce.

«Un altro omicidio».

«Cosa?»

All’improvviso Dupin era completamente sveglio. Aveva espresso troppo forte la sua reazione burbera. Istintivamente guardò Claire. Non si era mossa.

«Un uomo. Un tassista».

«Un tassista?»

«Sdraiato accanto al taxi».

«Dove?»

«Su una strada forestale solitaria che parte da Ker Gomar, alla fine della valle del Traouïéro. Un contadino si stava recando con il trattore in uno dei campi ai margini della valle, proprio mentre stava sorgendo l’alba, e ha avvertito immediatamente la polizia».

Ancora la valle del Traouïéro.

«Com’è stato ucciso?»

Bellet si avvicinò discretamente al muro, guardando oltre Dupin, che era ben poco vestito.

«Colpito con una pietra, che è stata trovata vicino al corpo».

Era la seconda volta che una pietra aveva un ruolo decisivo, il che non era certo sorprendente in quella zona.

«Quand’è successo?»

Una domanda a cui non si poteva ancora rispondere, Dupin lo sapeva; ma gli era uscita senza pensarci.

«Non lo so. Intendo dire che la polizia non lo sa ancora. Inès mi ha telefonato due minuti fa. Era appena arrivata, Desespringalle non c’era ancora».

«Voglio parlarle io stesso».

«Lo faccia pure».

Bellet parve un po’ offeso.

«Grazie per avermi informato subito».

«Non potevo fare altrimenti». Il proprietario dell’hotel sembrava essersi ammansito.

«Mi vesto in un attimo».

Dupin chiuse piano la porta e si infilò la polo e i jeans. In pochi secondi era in piedi davanti a Bellet nel corridoio.

«Ha già il suo numero di cellulare».

«Sí, ce l’ho». Dupin si diresse verso le scale e Bellet lo seguí.

In men che non si dica il commissario fu sulla terrazza e poi giú per i gradini che portavano al giardino. Bellet, dando prova di agilità, lo seguí a ruota.

Dupin avrebbe preferito fare la telefonata senza aver nessuno intorno, ma non voleva mettere Bellet troppo in difficoltà; dopotutto era venuto da lui e lo considerava chiaramente un lavoro da fare in comune.

Si posizionò vicino alle ortensie e compose il numero.

«Sí?» Inès sembrava occupata.

«Sono Dupin. Volevo solo sapere se c’erano novità».

«Negli ultimi dodici minuti?»

«Che aspetto ha il cadavere? È morto da poco?»

«No».

«Qual è la sua opinione?»

«Non ho mai visto un cadavere prima d’ora.



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