Atomi e cenere by Serhii Plokhy
autore:Serhii Plokhy [Plokhy, Serhii]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2024-02-07T12:00:00+00:00
a. Pubblicato in Italia con il titolo A 5 anni vendevo noccioline, trad. it. di Bruno Oddera, Milano, Sperling & Kupfer, 1976. (N.d.T.)
V
LA STELLA DELLâAPOCALISSE
Äernobylâ
Poche persone erano più preoccupate dellâimpatto che lâincidente di Three Mile Island avrebbe potuto avere sullâindustria nucleare del settantaseienne presidente dellâAccademia delle scienze sovietica, Anatolij Aleksandrov. Fisico di formazione, era anche direttore dellâIstituto per lâenergia atomica nonché padre fondatore del progetto nucleare sovietico. Nellâincidente di Three Mile Island, Aleksandrov vide una seria minaccia per lâindustria nucleare. Doveva dunque agire per eliminare lâinatteso pericolo proveniente dallâAmerica.1
Il 10 aprile 1979, il giorno dopo che Dick Thornburgh aveva revocato lâordine di evacuazione per donne incinte e bambini ponendo fine alla crisi di Three Mile Island, Aleksandrov pubblicò un articolo sullâimportante quotidiano sovietico «Izvestija» nel quale attaccava i media occidentali per aver presentato quelle che definiva «conseguenze lievemente spiacevoli» dellâincidente «in maniera straordinariamente esagerata». Aleksandrov descrisse la copertura mediatica americana dellâincidente come un attacco allâindustria nucleare condotto dai suoi concorrenti, le aziende petrolifere e del gas che avevano influenzato perfino il governo degli Stati Uniti. Auspicava dunque il continuo sviluppo dellâindustria nucleare, prevedendo lâesaurimento dei giacimenti di petrolio e gas naturale nellâarco di un periodo compreso tra i venti e i cinquantâanni. Poiché anche i depositi di minerale di uranio rischiavano di esaurirsi, Aleksandrov spingeva per lo sviluppo dei reattori autofertilizzanti a neutroni veloci, che generano più materiale fissile di quanto ne consumino.
Per rendere lâindustria nucleare più attraente per la leadership e lâopinione pubblica sovietiche, Aleksandrov parlò di un progetto di ricerca in fase di sviluppo presso il suo istituto: reattori nucleari in grado di produrre calore per appartamenti e edifici pubblici. «Sono talmente sicuri che sarà possibile collocarli direttamente nei quartieri residenziali» scriveva il presidente dellâAccademia delle scienze sovietica. Quei reattori non sarebbero stati economici, fu costretto ad ammettere, ma avrebbero funzionato con un combustibile meno costoso del carbone e non inquinante. E non era tutto. Aleksandrov propose di passare dai reattori nucleari a quelli termonucleari, che potevano essere utilizzati per regolare il clima. Per quanto lo riguardava, il futuro dellâenergia nucleare e i benefici che ne sarebbero derivati erano davvero senza limiti.2
Lâarticolo di Aleksandrov fu la risposta immediata della lobby nucleare sovietica allâincidente di Three Mile Island, che minacciava di spostare anche al Cremlino lâago della bilancia dallâenergia nucleare verso lâindustria del petrolio e del gas, che per giunta stava raccogliendo valuta forte sui mercati europei appena aperti dalla distensione. Rivalità da guerra fredda a parte, i vertici dellâindustria nucleare sovietica erano dâaccordo con le controparti americane sul tentativo di ridurre le ricadute politiche negative dellâincidente di Three Mile Island. Sotto questo punto di vista i capitani dâindustria del nucleare sovietico si dimostrarono più efficaci degli americani. La lettura di Aleksandrov che considerava lâincidente poco più di un sobbalzo sulla strada del progresso nucleare divenne presto la linea condivisa dai media sovietici.
Una settimana dopo lâarticolo di Aleksandrov, Gennadij Gerasimov, influente giornalista e diplomatico che in seguito avrebbe coniato lâespressione «dottrina Sinatra» per definire la politica di non ingerenza
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