Appuntamento a Boris Gleb by unknow

Appuntamento a Boris Gleb by unknow

autore:unknow
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


11

Il poliziotto dal lungo impermeabile nero si rialzò ed esaminò le carte che aveva estratte dalla tasca del morto. Aggrottò le sopracciglia.

«Ma è russo!»

Spiegò una carta e cercò di decifrarla. Come molti abitanti di Kirkenes, capiva un po’ la lingua dei potenti vicini. Malko guardava la faccia pallida dello sconosciuto. Sembrava dormisse. Le pallottole esplosive del fucile a cannocchiale avevano fatto scoppiare i grossi vasi sanguigni del petto, provocando una morte immediata.

«Sembrerebbe un marinaio» concluse il poliziotto norvegese.

Mathilda e Malko si scambiarono un’occhiata. Non poteva essere che Piotr Sevchenko, il falso malato sbarcato a Bodo dal Novisibirsk. L’agente del KGB accorso in rinforzo, colui che aveva dato il suo Tokarev ad Hakon Rasmussen. Ma che fine avevano fatto Oganian e sua moglie?

Malko aveva soltanto una piccolissima speranza. Se gli Oganian fossero stati già al sicuro, il KGB non si sarebbe preso il disturbo di inscenare la commedia di questo “falso” Oganian...

Milton Brabeck lanciò uno squittio di sconforto. Due poliziotti lo stavano portando via a bordo della Volvo bianca e nera. Mathilda si affrettò a rassicurare Malko.

«Sono obbligati ad arrestarlo! Ma lo faremo rilasciare dal colonnello Kaas che dirige la Sicurezza militare, la Militar Forsvarets Forsoksstation. Andremo subito da lui.»

«Venite con me a interrogare il capitano del Polarlys» disse Malko. «Dobbiamo sapere che ne è stato degli Oganian.»

Mathilda lo seguì. Trovarono il capitano nel suo casseretto. Non ancora riavutosi dal dramma brutale al quale aveva assistito.

Mathilda si presentò e gli raccontò in norvegese l’odissea degli Oganian. Effettivamente, il capitano aveva notato la signora Oganian, ma non il marito. Dovette chiamare il capo-cameriere. Lui si ricordava dei tre passeggeri. Non si erano mossi dalla loro cabina fino a Vadso, il precedente scalo del Polarlys.»

«E poi?» domandò Malko.

«Sono scesi» rispose il capo-cameriere. «Mi ha meravigliato vedere degli stranieri a Vadso in questa stagione.»

Malko ringraziò e ridiscese sul molo, con Mathilda alle calcagna. Fuori di sé dalla rabbia.

«Credevo che le autorità norvegesi dovessero avvertirvi se gli Oganian avessero lasciato l’Espresso costiero...» osservò con un tono nettamente aspro.

Mathilda protestò.

«Il Polarlys ha fatto scalo a Vadso appena tre ore fa. Non hanno avuto il tempo.»

«Dobbiamo correre a Vadso» disse Malko.

Avevano portato via il cadavere del misterioso russo e sul molo non restava che una macchia di sangue gelato.

«Da Vadso, dove possono essere andati, se fossero sgusciati fra le dita delle autorità?»

«In tre direzioni» rispose Mathilda. «O verso ovest seguendo la costa, per raggiungere Alta e Lakselv. O verso sud lungo la frontiera della Finlandia, ma la strada è pessima. Non credo che si siano lanciati nel Finmark in questa stagione. O possono raggiungere Kirkenes in auto.»

«Quante strade ci sono da Vadso a Kirkenes?»

«Una sola.»

«Quanto tempo si impiega?»

«Dipende dalla neve. Da tre a cinque ore. Ma se gli Oganian vogliono passare direttamente nell’Unione Sovietica, non passeranno per Kirkenes. C’è un bivio subito dopo l’aeroporto che porta direttamente alla frontiera.»

«Andiamo a ricuperare Milton» disse Malko. «E poi, precipitiamoci a Vadso. Speriamo che la polizia locale abbia funzionato.

«Gli telefonerò da qui» promise Mathilda. «E chiamerò il Turist-Hotel perché ci trovino una macchina da noleggiare.



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